Quel difficile rapporto tra il Pd e l’Emilia

Creato il 12 settembre 2014 da Nicola933
di Erica Vaccaro - 12 settembre 2014

Di Erica Vaccaro. La regione storicamente “rossa” d’Italia trasformata in un campo minato per il partito democratico. Quasi come una maledizione per il partito di Matteo Renzi, che per la seconda volta in poco più di due mesi vede coinvolta l’Emilia Romagna. L’8 luglio scorso Vasco Errani, presidente Dem della regione Emilia al suo terzo mandato consecutivo, viene condannato ad un anno per falso ideologico.

Si trattava dell’inchiesta su “Terremerse”, coop all’epoca presieduta dal fratello Giovanni Errani e coinvolta nello scandalo su un finanziamento illecito di circa un milione di euro ottenuto dalla Regione. L’indagine era iniziata nel 2012 ma il Gup di Bologna aveva assolto Errani in primo grado “perché il fatto non sussiste”, poi a luglio di quest’anno la Corte D’Appello ribalta l’esito della prima sentenza condannandolo a un anno di reclusione. A quel punto Errani decide di dimettersi anche se non erano mancate voci di sostegno e solidarietà da parte di alcuni esponenti del partito che lo invitavano a ritirare le dimissioni. L’invito era il frutto di quel garantismo che ha contraddistinto in molteplici occasioni il Pd e che porta inevitabilmente alla difesa dell’imputato fino alla sentenza definitiva.

A pochi mesi da quella vicenda però l’atteggiamento garantista tipico del Pd sembra un po cambiato. C’è un nuovo scandalo che colpisce la regione Emilia e che vede coinvolti i rappresentanti di tutti i gruppi consiliari. La questione però, coinvolge in modo particolare il PD, perché tra gli indagati di aria Dem figurano i nomi dei due candidati che il 28 settembre avrebbero dovuto sfidarsi alle primearie per la conquista della presidenza della regione. Si tratta di del duo Bonaccini-Richetti entrambi indagati per peculato.

Le cifre non sono macroscopiche, si tratta di 4300 euro per Bonaccini e di poco piu di 5500 per Richetti ma sta di fatto che, avuta notizia dell’indagine,  Richetti decide di ritarsi dalla sfida per le primarie. Resta in corsa invece Bonaccini che dopo un interrogatorio di circa tre ore davanti ai p.m. ha annunciato di aver presentato istanza di archiviazione. Secondo il suo avvocato le somme contestatigli sarebbero state tutte documentate come legate alla sua attività di consigliere. Diversa invece la posizione di Richetti che pur trovandosi nella stessa situazione di Bonaccini ha deciso di fare un passo indietro e nessuna voce si è alzata nel partito per tentare di dissuaderlo. Due le ragioni possibili: o il pd soffre di una grave forma di garantismo intermittente o qualcuna delle spese di Richetti non è strettamente riferibile alla sua attività in Regione.


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