di Paolo Cardenà
«Ho un messaggio chiaro da darvi: nell'ambito del nostro mandato la Bce è pronta a fare tutto il necessario a preservare l'euro. E credetemi: sarà abbastanza»
E' quanto ha affermato Mario Draghi intervenendo al Global Investment Conference di Londra. Ed è stato sufficiente ad innescare un poderoso rimbalzo delle borse e un significativo ripiegamento degli spread di Spagna e Italia.
Tuttavia, resta da capire come la Bce intenda operare per preservare l'euro e quali potrebbero essere gli armamenti che potrebbe mettere in campo per abbassare i rendimenti dei titoli di stato. Se si tratterà di una nuova edizione del LTRO già sperimentato con scarso successo a dicembre e a febbraio, o un nuovo programma SMP (Securities market programme), anch'esso sperimentato con altrettanto insuccesso, oppure un vero e proprio cambio strategia nella gestione della catastrofe dell'euro, non è dato saperlo. Lo sapremo, lo spero, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Certo è che ben presto, alle parole dovranno seguire i fatti e ne Draghi, tanto meno la BCE, possono permettersi di perdere credibilità. Ad ogni buon conto, se è vero che solo la BCE può disporre della potenza di fuco idonea a placare i mercati, altrettanto vero è che per essere messa in campo, si dovranno superare le resistenze tedesche da sempre contrarie al finanziamento diretto dei debiti sovrani da parte della Bce a alla monetizzazione del debito. Di conseguenza, qualsiasi soluzione che non segni una netta discontinuità rispetto agli approcci fallimentari usati fino a questo momento - e alla base del disastro della (N)eurozona - sarà destinata a fallire miseramente. E questa volta senza possibilità di appello.