Quel Festival della canzone italiana che non c’è più

Da Babilonia

Io lo affermo da tanto tempo, ma non sono nè un critico nè un intenditore. Ieri sera ho fatto un altro tentativo, durato fino alla fine dello show di Celentano. Condivido il pensiero di Aldo Grasso, ieri sera insultato “C’è stato un tempo in cui effettivamente il Festival è stato specchio del costume nazionale, con le sue novità, le sue piccole trasgressioni, persino le sue tragedie. Ma tutto ha un tempo e questo (troppo iellato) non è più il tempo di Sanremo o di Celentano, se vogliamo rinascere”. Un occhio allo schermo del televisore e l’altro su quello del pc, su Twitter dove si è detto tutto e di più su monologo costato 300 mila euro (per fortuna se viene mantenuta la parola, almeno qualcuno ne beneficerà).

alcuni Twitter:

Emma che canta “non é l’inferno” dopo lo show di Celentano va premiata per l’umorismo.

Ma cosa fanno? Cantano? Ma son matti?

Gesu’ ce l’ho gia’ tatuato sul braccio destro. Mo mi tocca farmi Aldo Grasso dall’altra parte

Usare Pupo come spalla per uno sketch, se non sbaglio, è vietato dalla Convenzione di Ginevra

Secondo me i Maya ci hanno preso

Un tempo Sanremo era canzoni, lustrini e fiori. Ora è politica e noia. E basta

In questo teatrino manca solo Moira Orfei ed il mago Otelma

Comunque la pensiate, ricordate che tutto questo porterà un beneficio a molte famiglie bisognose (tv Sorrisi e Canzoni)

Quella per Celentano non è stata una standing ovation, è che la gente cercava di disincagliare i coglioni da sotto la sedia

La canzone italiana non c’è più lo dice pure Renga. Per quel che mi riguarda avrei voluto un sipario allegro. Già viviamo quotidianamente immersi in problemi continui e assillanti. Un pochino di allegria no, vero, per noi oggi ancor più avviliti canonizzati?

Per fortuna stasera ci sono le partite di calcio.


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