Piantine, piantine mie, sono io a deludere voi o voi a deludere me?
Probabilmente ho creduto che sareste cresciute solo grazie al mio affetto, il sole e l’acqua. Presuntuosa.
Ieri sera, per scacciare i pensieri, ho fatto nuovi travasi, ho tolto le foglie secche, aggiunto terra e compost (che ho trovato particolarmente secco, e dei lombrichi nemmeno l’ombra. Morti tutti?), ho scovato un simpatico bruco masticatore (Autographa gamma - Noctuidae Plusiinae) e l’ho messo in un barattolo per liberarlo domani nel giardino del vicino (ma no, scherzo!), poi ho guardato il grande vaso delle carote e ho deciso: domani le raccolgo. Dopo cinque mesi è decisamente ora.
Così ecco sulla mia tavola un bel mazzolin di niente, un mucchietto arancione di falangine di bambino pressoché inutili. Carine, sì. Biologiche, sane, sante, mie. Però ecco, avrei goduto di più nell’estrarre qualcosa di più consistente, e invece.
Sicuramente ho sbagliato qualcosa nel periodo della semina e pure nella scelta del terreno, che doveva essere decisamente più sabbioso.
Le piante di pomodori poi non hanno voluto fare fiori e credo che oramai ci abbiano rinunciato, indeboliti dai pidocchi e forse anche dal mio metodo antipidocchi, mentre il pisello nano, dopo esser stato divorato dai parassiti si è piegato su se stesso sotto il peso di due miseri bacelli e poi è morto. Stecchito.
Che altro dire? Sotto una foglia ho trovato perfino una crisalide, e allora mi son chiesta se non abbia sbagliato nella scelta dell’allevamento: perché non crescere qualche farfalla, invece che delle povere piantine sterili?
O forse ho solo bisogno di tirarmi su di morale.