quel treno per Houma
Naturalmente non è la Yuma del celebre film western con Glenn Ford e nemmeno ci andiamo in treno ma con la nostra berlina Yaris noleggiata all'aeroporto di New Orleans. Houma sta proprio in fondo alla Louisiana a poche miglia dal Golfo del Messico e per arrivarci bisogna percorrere un bel tratto della Highway 90 tra foreste, bayou, ponti, paludi, procioni morti sul ciglio della strada e cittadine con incantevoli viali alberati (la più graziosa è Jeanerette) a cui fianchi brillano belle e signorili abitazioni bianche in stile creolo con veranda, balconi e giardino. Sulla strada si incontra New Iberia che per gli appassionati di gialli e noir è la patria del detective Dave Robicheaux, la creatura inventata dallo scrittore James Lee Burke (nato a Houston ma cresciuto in Louisiana), il quale ambienta le sue storie di malaffare, corruzione e redenzione da queste parti, tra il bayou Teche e New Orleans. Per chi non lo conoscesse consiglio almeno sei titoli, Piccola Notte Cajun, Sunset Limited, L'Angelo in Fiamme,Ti Ricordi di Ida Roubin?, Prima che l'Uragano Arrivi e L'Urlo del Vento, questi due con Katrina sullo sfondo. C'è anche un bel film di Bernard Tavernier con Tommy Lee Jones da vedere, estratto da un suo romanzo ed è In the Electric Mist.
New Iberia si chiama così perché nel XIII secolo si insediarono gli spagnoli quando la Louisiana passò nelle mani della Spagna. Quest'ultimi si integrarono nella comunità francese ma di loro non resta che il nome della città e qualche cognome. New Iberia è la capitale della canna da zucchero, ci sono numerose piccole industrie e c'è naturalmente La SugarCane Festival. Sulla Main Street della città, costruita a ridosso del bayou Teche dove da una vita si pescano gamberetti e crawfish (gamberi ormai conosciuti anche da noi, più rossi di quelli normali, con la testa pronunciata ed un salmastro sapore di fango) spiccano il vecchio teatro Evangeline esempio di stile art-decò all'americana ed il Museo locale dove si racconta l'intera storia della città e del suo bayou con foto, dipinti, ricostruzioni in miniatura, reperti "archeologici" (un centinaio di anni) e l'immancabile sezione musicale con dischi, fotografie e registrazioni di artisti locali swamp-pop e zydeco. I due simpatici vecchietti, volontari e pro-Obama, del Museo ci invitano ad andare a mangiare alla Victor's Cafeteria come strilla l'insegna Where Dave eats and The Breakfast Club meets. Naturalmente Dave è Robicheaux e dentro la tavola calda c'è una ricostruzione della sua baracca sul bayou Teche con tanto di catino, canna da pesca, esche, insegna della Pepsi, pesci imbalsamati e quant'altro perché nei romanzi di Burke, Dave Robicheaux reduce dal Vietnam, dopo essere stato allontanato dalla polizia per il suo rapporto troppo confidenziale con l'alcol e dopo che gli hanno ucciso la moglie si è rintanato sul bayou con l'aiutante nero Batist e con un procione addomesticato. La Victor's Cafeteria è una tavola calda dalla cucina casalinga (ottimo il pasticcio di crawfish e i gamberetti fritti) dove mangia tutto il paese, dalle casalinghe in giro per la spesa ai muratori, dalla elegante signora impegnata in qualche opera umanitaria al freakettone con t-shirt slavata e jeans XXLarge, dal falegname e gli operai in pausa pranzo al procuratore di Corte che tutti conoscono e rispettano. Un microcosmo di vita reale americana di provincia, autentica e sorridente anche, come le affabili ragazze di colore che riempiono i piatti al self service, che scherzano e sono curiose. Ragazze finalmente in linea con la linea perché, credetemi, è veramente arduo vedere un sedere di donna decente sotto la Mason-Dixon Line. Naturalmente non passiamo inosservati e subito ci propongono di partecipare la sera stessa ed il giorno seguente al Gumbo Cookoff una sorta di fiera del gumbo in cui si sfideranno gli specialisti della zona, con tanto di musica ed esibizioni artistiche. Peccato non partecipare ma la nostra destinazione è un'altra. Siamo difatti diretti ad Houma per il VOW ovvero Voice of Wetlands, un festival di musica all'aperto atto a sensibilizzare e a raccogliere fondi per salvaguardare l'incolumità delle "terre umide" dall'aggressione degli agenti naturali, in particolare gli uragani estivi e soprattutto delle trivelle petrolifere e di gas naturale che alterano il macrosistema locale espandendo con i canali costruiti per le tubature il livello delle acque salate a discapito dell'ambiente umido e delle acque dolci, della vegetazione, della fauna, della pesca e dell' abitabilità. C'è una vera e propria Fondazione impegnata in questa azione di difesa, diversi musicisti tra cui Dr.John, Wild Magnolias e Tab Benoit hanno già realizzato un disco per raccogliere fondi e questo del 2012 è la nona edizione del VOW. Il festival, assolutamente free, si svolge per tre giorni, dal 12 al 14 ottobre, nel prato della plantation trasformata in Southdown Museum Grounds alla periferia di Houma e vede l'alternarsi di musicisti locali e non, tra cui Dash Rip Rock, Ben Labat and The Happy Devil, Mike Zito, Louisiana Leroux, Elvin Bishop, Beausoleil, Tab Benoit, Sold Driven Train, The Original Wild Magnolias e Chubby Carrier & Bayou Swamp Band. Arriviamo il pomeriggio di venerdì 12 e facciamo la conoscenza con il portavoce del festival, tale Rueben Williams il quale si dice onorato di avere degli italiani all'VOW e non mancherà di menzionarci più volte dal palco, tanto che il mattino dopo durante il breakfast in motel si avvicinerà un simpatico appassionato di musica, fedele partecipatore del VOW che esclamerà divertito " ah ma siete voi allora gli italiani che vengono sempre nominati sul palco" dando il via ad una piacevole chiacchierata con lui e la sua bella moglie.
Ero arrivato al VOW pieno di aspettative per quanto riguarda la musica, sul luogo, l'organizzazione, il pubblico, l'artigianato, la cucina, la birra tutto ok a parte lo stand di Firearms ovvero i difensori della vendita e l'uso delle armi da fuoco poco comprensibile in una iniziativa così "democratica" ma gli Stati Uniti sono un pianeta a volte incomprensibile, ed invece ho avuto una mezza delusione perché a parte l'esibizione dei Beausoleil con il grande fiddler Michael Doucet, autori di una cajun music venata di zydeco e folk-rock e la rovente Friday Guitars Night con in pista assieme Tab Benoit, il vero eroe locale visto che è nato a Houma, Mike Zito, Elvin Bishop, Bill Davis, tutta all'insegna di un torrido rock-blues con qualche intromissione swamp. Una nota positiva anche da Ben Labat & Happy Devil, un songwriter che all'inizio spinge troppo verso il pop ma poi dà vita a delle ballate rock melodiche ed avvincenti che si pongono a metà strada tra Counting Crows e Jackson Browne. Mike Zito di St. Louis ritorna in scena il sabato ed è ancora sanguigno rock-blues che scende dal palco ma lui soffre come compositore, alla fine le sue canzoni sono routine, meglio comprimario nella Friday Guitars Night oppure con i Royal Southern Brotherhood, apprezzati a Varese la scorsa estate. Degna di nota comunque la sua chiusura con Keep On Chooglin' dei CCR. Delusione anche con Elvin Bishop in pista sabato 13 a notte fonda con l'ex cantante degli Starship Mickey Thomas e con la band. Poco incisivo e molto gigione, ad un certo punto invita una ragazza da sotto il palco e le fa strimpellare le corde della chitarra, un gioco già visto con Buddy Guy, facendo il piacione ed incanalando l'esibizione verso un blues di bocca buona riabilitato solo dall'intervento di Tab Benoit che in quanto a voce e chitarra tanto di cappello. Dai due giorni al VOW mi aspettavo più musica locale legata alle radici cajun, blues e zydeco, è vero che la domenica ci sarebbero stati Wild Magnolias, Honey Island Swamp Band, Bayou Swamp Band con Chubby Carrier e la VOW Allstars con Big Chief Boudreaux, Waylon Thibodeaux, Johnny Sansone, Cyril Neville, Tab Benoit e Johnny Vidacovich ma il nostro bollettino di viaggio prevedeva la stessa domenica il Blues and BB-Q Festival di New Orleans così sabato ho dovuto sorbirmi l'assurdo eighties rock dei Lousiana Leroux, lo smorto alternative country rock dei Dash Rip Rock, gli strambi anche se non irresistibili Sol Driven Train con trombe, sassofoni e Gibson Flying e ad altri act passati quasi inosservati. D'altra parte in viaggio non si può programmare tutto, bisogna lasciare una percentuale al caso e alla decisione estemporanea per cui non sempre tutto riesce alla perfezione. Altrimenti ce ne andremmo in quelle gite organizzate che non fanno parte del nostro background. Al di là di questo VOW è valsa la pena per lo spettacolo umano ed ambientale e per la calda e rilassata atmosfera che si respirava. Ovvio che la musica dopo la chiusura delle serate si riversasse anche downtown e i locali, in particolare il frequentato The Boxer and The Barrell, offrisse jam fino all'ora tardi coinvolgendo musicisti provenienti dal festival. Musica dal vivo con musicisti bianchi e neri che si alternano e si scambiano sul palco, blues, pop, R&B e swamp-rock innaffiati da birra e dai tanti giovani del luogo e venuti da nord che chiacchierano, ballano, fraternizzano. E' la notte del bayou, la Louisiana che ho sempre sognato, fuori dalle rotte conosciute e dalle segnalazioni turistiche, il profondo sud che pulsa dentro di me anche se sono lombardo. Volevo venire a Houma da una vita e ci sono riuscito. Perché non chiedetemelo, forse solo una suggestione indotta dalla musica e dal mio divorare cartine geografiche del mondo, forse perché è così tanto a sud nel cuore dei bayou in un territorio dove l'uomo deve convivere con i fiumi, le paludi, il mare e gli uragani. L'acqua, e a me l'acqua piace un casino sebbene sia spesso crudele e causa di morte. Ma nell'acqua c'è la vita, il mistero e sulle acque hanno viaggiato la gente che voleva conoscere e scoprire. Mi piace il mare perché è orizzontale al contrario della montagna, verticale, è laico perché mette in contatto le persone, i popoli. La montagna è mistica, mette in contatto con Dio, il sovranaturale. Vorrei vivere in una città o in un paese sul mare ed avere vicino un porto non un cazzo di aeroporto che inquina e fa rumore. Houma si trova nel parish di Terrebonne perchè in Louisiana le contee non si chiamano county ma parish, parrocchie, sarà per la tradizione cattolica di francesi e spagnoli, tanti parlano francese cajun e l'abitato si estende su un'area così vasta che da noi ci starebbero Busto, Legnano e Gallarate con le relative frazioni. Tanto verde e tanto spazio, casette disseminate qui e là, piccole imbarcazioni per la pesca ovunque sui canali, il downtown è la parte più degradata, negozi chiusi, qualche balordo in giro, aria sconsolata di crisi, un pò di vivacità la sera attorno a qualche bar, il resto della città sorge lungo le rive dei canali e dei bayou. Il mattino di sabato 13 ottobre prima di recarci al festival cerchiamo sulla Bayou Blue Road, Dula and Edwin, una tavola calda che la nostra guida ci dice gestita da persone adorabili che cucinano con amore gustosi piatti cajun con corollario di spiegazioni e aneddoti. Facciamo fatica a trovarla perché la Bayou Blue Road è lunga una decina di miglia, ad un certo punto ci fermiamo per consultare la cartina quando dalla casa vicina esce un ragazzone alto e robusto dalla faccia simpatica all'inizio insospettito ma subito dopo cortese e premuroso. Quando gli diciamo che siamo italiani lui ci risponde che purtroppo non è mai stato in Italia ma solo in Iraq, immaginiamo a fare che cosa. Gli chiediamo di Dula and Edwin ma ci risponde che sono stati ammazzati due anni fa e che la trattoria non esiste più. Ci consiglia di andare lì vicino al Bayou Blue Po-Boy dove fanno the best hamburger in town. Seguiamo il consiglio, arriviamo, è un posto che più cajun di così non potrebbe essere, prefabbricato bianco di legno, porta con serramenti in alluminio, la scritta e l'immancabile pick-up posteggiato di fronte. E' gestito da donne, una delle quali tanto è agghindata zingaresca sembra una lettrice di carte o di tarocchi. E' un posto bellissimo nella sua desolazione, piacerebbe molto a Jim Jarmusch. Ci mangiamo il piatto del giorno, stufato con purè, beviamo il caffè (non vende alcolici) e siamo pronti per affrontare l'ultima giornata nella regione cajun prima di saltare nella Big Easy. Arrivederci a New Orleans.