Prestigiacomo e Romani smentiscono nella solita distribuzione della parti in commedia di questo governo di incompetenti che trova unità solo in scelte inique. Ma sembra certo che il ministro della semplificazione Roberto Calderoli abbia ripresentato la norma taglia-incentivi su luce e gas, in modo da mettere un pesante coperchio sul futuro sviluppo dell’energia da fonti rinnovabili e sull’incremento dell’efficienza energetica.
Si sa che per il governo stare in Europa – e rispettare gli impegni assunti nella lotta al cambiamento climatico così come per altri obblighi sottoscritti – è un onere da assumersi a corrente alternata, secondo convenienza, propaganda o voluta ignoranza delle regole di appartenenza a un contesto politico, economico e sociale, come d’altra parte è ormai consolidata tradizione di questa maggioranza.
E non c’è da stupirsi se l’incauto ed esuberante autore di questa misura è il pensatore della lega, mandato ormai periodicamente a interpretare il poliziotto cattivo che abbaia di volta in volta al premier a Tremonti ma che morde soprattutto nel caso tra le pieghe delle azioni inconsulte, incompetenti, estemporanee, improvvide e soprattutto inique, sfugga a questo governo qualcosa che non sia propriamente turpe che non risponda solo a criteri di arbitrarietà e illiceità. Ogni tanto agli occhiuti guardiani dell’ingiustizia sociale scappa qualcosa per disattenzione o perché è rimasta un po’ nascosta nella polvere che copre antiche finanziarie meno indecenti o magari perché qualcuno ha un interesse particolare a un potenziale o già avviato business, si perché di questi tempi anche il sole o il vento, quello solito non quello del cambiamento, sono a rischio “infiltrazione”.
Ma ecco che a mettere ordine ci pensa l’irruente Calderoni, cui immaginiamo piacciano, come a questi modernisti contrassegnati dalla grossolana pesantezza, i sapori forti, siano quello dell’orso o quello nucleare.
E’ il paradosso della lega: appassionarsi per certe pretese innovazioni che padroneggiano con difficoltà come l’inglese del Trota, parole d’ordine già ammuffite quando arrivano a loro, globalizzazione, internazionalizzazione, e al tempo stesso continuare a spacciare la droga ormai solo esilarante delle tradizioni, del campanile, dell’ampolla con l’acqua del Po. Che non è potabile, perché per loro, come dimostra quest’ultima performance, l’ambiente come altri beni pubblici, è solo un contesto per interessi privati e particolari. E questo è l’altro paradosso di un movimento poco mobile che pur avendo maturato una relazione difficile con il suo elettorato, sembra, ciecamente, ottusamente, a testa bassa, tradirne gli interessi generali. Preferendo tenersi buono il popolo dei Suv, quello delle grandi evasioni, anche alla gente delle partite Iva, ormai ricattata e reclusa dentro un sistema di debiti, mutui, miserabili impalcature della finanza in miniatura. Sleali perfino con il loro elettorato, meritano il tradimento del seggio.