OUR IDIOT BROTHER (Usa 2011)
Barbona da hippie, capelli lunghi e sguardo tontolone, Paul Rudd in questo film è il sosia perfetto (da giovane) del Drugo in persona, Jeffrey Lebowski. Ma le affinità tra Quell’idiota di nostro fratello e il capolavoro dei Coen finiscono qui, purtroppo per il primo, trattandosi di una commedia strampalata e un po’ sconnessa che ha come protagonista l’ingenuo Ned – finito in carcere per aver venduto dell’erba a un poliziotto – e le sue tre sorelle, ognuna a modo suo un po’ incasinata.
Strampalata, sconnessa e però anche divertente e tutto sommato godibile. Un film così, su cui non c’è assolutamente niente da dire, se non che:
a) nel cast c’è il mio adorabile mito Zooey Deschanel, nella parte dell’artista-cabarettista-omo-bisessuale, fiancheggiata dall’altrettanto carina Elizabeth Banks – ma non aspettatevi scene spinte, sporcaccioni;
b) la sceneggiatura è assolutamente naïf, quasi casuale, improvvisata, amatoriale nel suo alternare scene stupidine, luoghi comuni cinematografico-caratteriali (avete presente, no? La fricchettona pacifista che in realtà è una stronza attaccata alle cose, la giornalista pronta tutto ma in realtà fragile e insicura, il vicino di casa innamorato senza saperlo…) e storie lasciate a metà;
c) le musiche di Eric D. Johnson e Nathan Larson sono molto carine – ma ci sono anche pezzi di Willie Nelson e Carole King;
d) i riferimenti allo sterminato universo/immaginario collettivo di Guerre stellari hanno veramente rotto le palle: ma è mai possibile che non ci siano nella storia del cinema altri film da citare in continuazione con intenti comici? Perché i protagonisti dei film degli ultimi trent’anni sono sempre in botta con Luke Skywalker e Han Solo e mai, che so, con Indiana Jones, tanto per rimanere in tema? Se il cane di Ned invece di chiamarsi Obi-Wan si fosse chiamato Marcus Brody avrebbe fatto meno ridere?
e) ai titolisti italiani non sarà sembrato vero di non dover ricorrere a uno dei loro tipici colpi di genio, trovandosi il lavoro praticamente già fatto: Quell’idiota di nostro fratello è un titolo bruttissimo, di quelli che sembrano tradotti liberamente in cinque minuti durante un pomeriggio d’estate quando si vuole uscire dall’ufficio il più in fretta possibile, ma è terribilmente simile e fedele all’originale Our idiot brother.
Sorta di incrocio tra un Love actually un po’ meno conformista e buonista e un film dei fratelli Farrelly (ok, il paragone con quegli altri fratelli citati in apertura era decisamente più lusinghiero), questa pellicola, diretta dallo sconosciuto Jesse Peretz, va bene giusto giusto per farsi quattro risate in una serata senza troppe pretese di mezza estate, periodo nero per eccellenza della stagione cinematografica, ma niente di più.
Alberto Gallo