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QUELL’UNICA GOCCIA di Villa Dominica Balbinot

Creato il 30 marzo 2011 da Viadellebelledonne

Mi colpisce quella singola goccia che, scendendo dalla grondaia, continua a cadere.
Ce n’è una sola di goccia, ed è testarda, e risuona metallica – a ondate che paiono cronometrate a intervalli identici –sul bordo di ferro dipinto di bianco che circonda un tratto del balcone , esattamente la sua parte centrale e anteriore, quella che fronteggia il panorama digradante di monti sullo sfondo azzurrato che ora si è fatto roseo. Ha appena smesso di piovere, un odore di terreno impregnato di acqua viene dal basso, i raggi del sole – ormai rivolto quasi del tutto a occidente -rimbalzano su alcuni punti, in diagonale rispetto alla posizione declinante del pianeta, e il cerchio del sole pare come clonato, i suoi contorni sfumano.circonfusi … E così mi sono dovuta mettere gli occhiali da sole, i riverberi ottici fanno brillare alcune foglie lucide-quelle degli alberi oltre i quali inizia la stradina in discesa- e determinano una sorta di abbaglio fastidioso quando colpiscono le scanalature dell’architettura a sbarre bombate ( che terminano con una sorta di ricciolo in alto e in basso) della ringhiera. C’è l’abbaglio e c’è la goccia che cade solitaria e maniacale, con un che di puntuto e ritmico dato che cade sempre nell’identico esatto punto. Mi alzo dalla sdraio e vado a verificare se la sensazione che provo è reale, con una certa sicurezza mi avvicino alla sbarra che mi sembra essere colpita da quella goccia solitaria:lì la vernice bianca appare più scrostata che nel resto della struttura, per un tratto non piccolo comincia a vedersi la ruggine sottostante, la superficie brilla rossa e lavata: Metto il dito, lo metto bene: subito al primo tentativo non sento più quel plink-plonk metallico, il .mio dito si bagna: Insisto..:Tenendo il dito fermo alzo gli occhi per vedere da quale punto esatto la goccia scende in picchiata verticale… capisco.ho capito :mi sembra di notare a occhio nudo una esile fessurazione sul punto di giuntura strasversale della grondaia, bisognerà provvedere, bisognerà:forse chiamare il lattoniere, in quel tratto di intersecazione della lamiera si dovrà rinsaldare. Osservo di nuovo la caduta della goccia;cade in picchiata, pare inarrestabile epperò è costretta a fermarsi sulla sponda orizzontale del balcone,e qui un po’ si frantuma e alcune sue millesimali parti rimbalzano per poi essere fermate dalla pavimentazione di mattonelle rettangolari beige. contornate – solo in corrispondenza della struttura di ferro che taglia il resto della balconata chiusa ai lati da muretti a davanzale- – da una striscia di piastrelle di dimensioni più grandi e squadrate di un bel marmo grigio e lucido- con il loro contrasto di materiale e colore.. Guardo anche in basso:mi accorgo che un filamento esilissimo di mille e mille gocce alla fine è riuscito a bagnare di umido -una macchia sedimentata, e forse incancellabile ormai. il primo gradone a lastroni di pietra ,quello che conduce alla discesa sul prato, dove in questo momento sta seduto con le zampe anteriori strettamente accostate e guardando immobile l’orizzonte- il cane.. Tutto attorno è un silenzio come attonito,le volute di nebbia sui monti circostanti non si distinguono ormai più rispetto al verdeggiare intricato di tonalità diverse e molli_.. La temperatura, dopo il temporale è subito tornata alta e il biancore velato dell’umidità si è compenetrato nel resto di un cielo pesante già biancastro per l’afa. Osservo le ombre che si allungano attorno alla bestia accovacciata sulla superficie riarsa,la goccia si sente ancora ricadere, ma a intervalli più dilatati.: L’alone umido e perenne creato dall’insistito e sempre ripreso gocciolio sul primo gradone circonda stranamente uno di quei fiori arbustati ( il loro fusto rigido raggiunge una considerevole altezza al tempo della massima fioritura,volgarmente qualcuno li chiama le”rose di spagna” ) cresciuti miracolosamente nell’interstizio che divide un gradone dall’altro( lo so, lo so che è dall’inizio della estate che si è formato, che si riforma) e a me pare che quella inflorescenza -con quelle corolle accese contornate da larghi viluppi di foglie allargate e che paiono ricoperte di un velame peloso- sia stata creata all’istante da quell’unica goccia sperduta che pervicace,e nonostante la pioggia interrotta palpita ancora nella campagna ingiallita e acida., mentre le giornate iniziano a accorciarsi e la natura subisce dei minimi sommovimenti … Nel crepuscolo tutto tace e allora io penso a mio padre e alla sua casa, e anche alla goccia che scava la pietra di granito, .infossandola e variegandone il colore, al subitaneo possibile accendersi di viluppi portati da un vento che disperde i semi.nel più inospitale e riarso. dei luoghi ..



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