Magazine Cinema
Durata: 95'
La trama (con parole mie): cinque amici - coppia, coppia pronta a diventarlo e compare matto al seguito - partono per un weekend rilassante da passare nella casa del cugino di uno dei ragazzi, ovviamente sperduta nei boschi ed ovviamente in stato così trascurato da far apparire La casa di Raimi una sorta di resort di lusso.Neanche il tempo di sistemarsi e cominciare una sessione che promette scintille di obbligo o verità ed una misteriosa botola attrae l'attenzione del gruppo.Dal momento in cui decideranno di scendere per scoprire cosa possa celare, le loro vite saranno destinate a cambiare.Pare proprio la trama del più classico degli slasher horror in salsa teen, ed in effetti, è proprio così.Ma dietro la casa nei boschi c'è molto, molto, molto di più.
Finalmente.
Posso dirlo con soddisfazione ed una punta di goduria.
Finalmente un film horror che non confonde l'omaggio con il citazionismo spocchioso e sfrenato.
Recentemente, una delusione cocente in quest'ambito fu il tanto celebrato Innkeepers, incensato praticamente ovunque e bottigliato senza ritegno qui in casa Ford, schiacciato dall'aspettativa che lo stesso aveva generato prima della visione a seguito delle recensioni entusiastiche lette praticamente in ogni dove nella blogosfera.
Quella casa nel bosco, al contrario della pellicola firmata Ti West, recupera un approccio che potrebbe essere ricondotto a Wes Craven e Joe Dante - da sempre esploratori della parte più ironica del genere -, e grazie ad una sceneggiatura decisamente ispirata firmata dal regista Drew Goddard e da uno scatenato Joss Whedon - in spolvero anche grazie al suo recente e fantasmagorico The Avengers - fissa uno standard che nel genere non si lasciava apprezzare da fin troppo tempo, intrattenendo e divertendo con efficacia dal primo all'ultimo minuto.
Mantenendo due linee di narrazione ben distinte - una che strizza l'occhio alla sci-fi in pieno Orwell style neanche fossimo ancora nei gloriosi seventies e l'altra che pesca a piene mani dall'immaginario dello slasher movie in salsa teen che fece furore negli anni ottanta a partire da cult come Non aprite quella porta e Halloween, che furono il traino per i vari Nightmare e Venerdì 13 - nel corso della prima parte, il lavoro di Goddard pare avere inizio quasi fosse una sorta di operazione vintage di recupero di un'iconografia classica di questi generi, un divertissement fatto e finito per lo sfizio anche tendenzialmente vuoto di autori e pubblico.
Eppure nulla è come potrebbe sembrare, all'interno di quella casa apparentemente specchio di uno standard che tutti noi residuati del decennio di Notte horror conosciamo a menadito.
E Joss Whedon e Drew Goddard lo sanno bene, tanto da giocare con quello stesso humus mettendoci a fondo le mani, rovistandolo, scoperchiandolo da cima a fondo fino a renderlo l'ossatura di un gioco che si mangia anche prima di colazione i recenti e sciapissimi Hunger Games fenomeno del momento: i nostri protagonisti, figli dei ricordi di più di una generazione e stereotipi viventi, non sono altro che vittime sacrificali venute buone per placare la potenziale furia di qualcosa di ben più grande e potente, pronta a ricordare al mondo come lo conosciamo - e come lo conoscono gli uomini dall'altra parte dello schermo - che senza quei sacrifici non resterebbe nulla, ma proprio nulla, da salvare.
E in questo senso lo spessore della pellicola aumenta nello strepitoso crescendo della seconda parte, che scardina le regole e gli omaggi all'horror per ritrovare atmosfere che mi hanno ricordato The Cube e dare inizio a quella che potrebbe essere vista come una rivoluzione di mostri ingabbiati come animali in uno zoo, o una popolazione per troppo tempo controllata da incontrollabili controllori.
In un tripudio di effetti - riuscitissimi, tra l'altro -, il viaggio di Dana e Marty da una parte all'altra del mondo - stupefacente se si pensa ad una sequenza simile vista nell'appena citato Hunger Games - che si trasforma in una battaglia all'ultimo sangue tra creature che paiono uscite dall'immaginario collettivo di tutti i bambini cresciuti a pane e horror ed i registi di quella che è da troppo tempo la realtà per loro già scritta ed ineluttabile assume la dimensione quasi magica di un tributo ad un genere da sempre considerato di serie b - se non peggio - eppure in grado di emozionare e segnare l'esistenza di un numero incalcolabile di spettatori andando a toccare corde legate a paure ed istinti profondamente potenti ed ancestrali.
Come gli dei cui occorre guardare con timore.
Talmente tanto da immolare in loro nome giovani vittime all'oscuro del loro destino.
Anno, dopo anno, dopo anno.
Fino a quando verrà il momento della rivoluzione.
E allora sarà quella stessa mano immensa e terribile a scrivere la parola fine ad una tirannia silenziosa.
Che sia quella della premiata ditta Goddard&Whedon?
MrFord
"Children of tomorrow live in the tears that fall today
will the sunrise of tomorrow bring in peace in any way
must the world live in the shadow of atomic fear
can they win the fight for peace or will they disappear?"Black Sabbath - "Children of the grave" -
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