Il tasto INVIO è davvero il nostro miglior amico-nemico: lo utilizziamo mille volte al giorno ed a parte qualche sporadica défaillance, lui è sempre lì con noi, pronto a rispondere alle nostre esigenze, agile e scattante sotto al nostro pollice impazzito. A tal proposito oggi vorrei parlarvi di una delle mie ultime letture. Si tratta del libro “Quella certa dipendenza dal tasto invio” di Lucia Del Pasqua (Baldini&Castoldi). Se anche voi state conducendo una vita a portata di click, vi consiglio di leggerlo!
C’è poco da fare: siamo tutti dipendenti dal tasto INVIO. Lo utilizziamo almeno un trilione di volte al giorno. Smartphone, tablet, pc, IWatch e chi più ne ha, più ne metta. Per non parlare poi dei blogger! :-) quell’insana categoria di persone che si diletta a scribacchiare su argomenti più disparati, sperando un bel giorno di non doversi più alzare all’alba per andare a lavorare (un lavoro serio, intendo). Penelope, la cinica e spietata protagonista del libro, critica sarcasticamente un mondo del quale lei stessa fa parte: quello dorato e prestigioso delle fashion blogger. Si tratta di un mondo a sé stante, fatto di outfit ed Instagram e condito da parole come glamour, location, e bla-bla-bla addicted.
“Sei tu che schiacci il tasto, ma è anche lui che si fa schiacciare, è il tasto delle decisioni, che lo schiacci o no sei costretta a scegliere”
Penelope possiede tutte le carte in regole per differenziarsi (già è proprio quest’ultima la parola-chiave del web) ma, nonostante tutto, è ancora spiaggiata tra comunicati stampa, eventi esclusivi e frivolezze varie. La visibilità non le manca, così come non mancano i compensi, gli agganci ed i brand manager che la rincorrono per proporle l’ultimo prodotto “must have di stagione” da lanciare, pubblicizzare e twittare. Si destreggia bene tra i vari bruch, gli incontri di lavoro con le agenzie, la palestra ed i post super-condivisi sui social per attirare nuovi followers. Ma quando se ne ha fin sopra i capelli, non si può far altro che cercare di cambiare direzione (o per lo meno tentare di prendere una propria strada). Penelope, più che un post ritwittato, si sente una bozza lasciata in pending nel pc. In una Milano che ormai non ha più tempo nemmeno per bere ma che corre alla velocità della luce, la nostra fashion blogger è esausta e perplessa da questo fenomeno dilagante delle “blogger-scroccone” (o dette anche “mangiapanini”) pronte a tutto per ricevere gadget a profusione.
“Il lavoro funziona così: non importa se sei bravo, importa solo che connessioni hai”
Penelope è una grande osservatrice e più guarda il mondo e più vorrebbe differenziarsi dalle sue “colleghe”. Liberare il proprio stile attraverso idee nuove è la cosa giusta da fare. Ma cercare la normalità in un ambito così difficile come il suo, è come inseguire un miraggio nel deserto. Solo il suo gatto, Saffo, riesce ormai a malapena a consolarla. Il bisogno di cambiamento è impellente. Il suo loft inizia a starle stretto come un abitino di una taglia in meno e la necessità di trovare un uomo con il quale condividere qualcosa di vero si fa sempre più forte.
“Il realtà ho scoperto tale libertà soprattutto dopo l’utilizzo massiccio dei social, mi sono fatta portavoce del movimento «Più contatto fisico, meno inutili chat davanti a uno schermo», più fiore e cioccolatini (ma è un’utopia) meno poke”
Lucia Del Pasqua, autrice del libro nonché giornalista e blogger di moda (The Fashion Politan), disegna in questo suo primo romanzo la propria caricatura attraverso la figura di Penelope. Con uno stile fresco e spontaneo, ci racconta con piglio evidentemente autobiografico, il “di dentro” di un mondo nel quale la visibilità è tutto. Lucia gioca sarcasticamente con la superficialità che talvolta influenza il settore nel quale lavora, descrivendo pregi e difetti di chi, come lei, usa e/o abusa dei social network.
“Forse va di moda dire che si desiderano la pace e il silenzio e fare il contrario, forse è di moda lamentarsi della social life pur facendone attivamente parte”
È una lettura divertente nella quale abbandonarsi per qualche ora, spegnendo lo smartphone per far riposare quel maledetto tasto INVIO del quale ormai siamo tutti complici e dipendenti. Perdere la “connessione” per un momento, significa lasciarsi andare al volere del destino per ricercare qualcosa di più autentico. Ricercare costantemente delle conferme del nostro valore in un “like” trasmette solo ansia inutile e Penelope ha aperto finalmente gli occhi su questo punto. Uscire dal mondo virtuale e “disintossicarsi” dalla rete non significa perdersi, bensì scegliere di ritrovarsi e ritrovare del tempo per sé stessi e la propria vita. Quella reale.
“Ci sentiamo indispensabili, amiamo essere distaccati dal mondo reale”
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