Ottima idea: più precari = meno consumi = meno crescita = meno posti di lavoro = default assicurato. Anzichè aumentare i posti di lavoro, si aumentano i precari. Perchè, invece, non incentrare la famosa fase 2 su altro? Ad esempio, il web. Da sempre, questo blog propone quest’idea e il motivo è molto semplice: crea posti di lavoro a ritmo sempre crescente. Impossibile? McKinsey ha certificato che, ormai, internet in Italia vale il 2% del Pil nazionale (circa 30 miliardi di €), con tassi di crescita (avete letto bene, CRESCITA) del 18% l’anno, secondo il B.C.G. E tutto questo in uno dei paesi meno innovativi del mondo. Visti questi numeri, anzichè limitarsi ad utilizzare internet per cercare lavoro, perchè non usarlo anche per creare lavoro?
Ci pensano già in molti da noi: le start up italiane sono in crescita, pur tra molte difficoltà, che portano molti a fuggire all’estero. La produzione di ricchezza e di posti di lavoro è, potenzialmente, enorme: negli Usa, la cosiddetta App Economy (le aziende che creano applicazioni per iPhone, Android, Facebook e simili) nel solo 2011 ha prodotto qualcosa come 15 miliardi di dollari di fatturato e oltre 250 mila posti di lavoro (ovviamente, con previsioni di crescita per il 2012).
Perchè non cercare di far crescere qualcosa del genere anche da noi? Perchè non permettere agli startupper italiani di creare ricchezza e posti di lavoro in patria, anzichè costringerli ad emigrare per disperazione? Ci sono enormi problemi da superare: scarsa diffusione della banda larga, scarsa propensione del Paese ad investire e degli italiani alla tecnologia, ma sono problemi superabili con criterio e apllicazione e con un piano di crescita ben studiato. Non sarebbe meglio, se la famosa fase 2 fosse questa?
Danilo