“Forse sono un partigiano troppo convinto di quella segreta lentezza che mi è divenuta sempre più cara nei miei sforzi artistici; è attraverso di lei che comprendo, come attraverso di lei mi consolo… Questa lentezza che preconizzo non è, ne convengo, una condizione dello spirito, ma mi dispero se nei suoi movimenti non trovo il minimo ricordo di esser stato lento.”
“Quella segreta lentezza” (libretto di pregiata fattura, edito, in sole duemila copie singolarmente numerate, da Via del Vento Edizioni, collana Ocra Gialla -Testi inediti e rari del Novecento-, dicembre 1999) rappresenta una parte (quella che va dal 1920 al 1926, anno della morte di Rilke) della corrispondenza intercorsa tra Rilke e lo scrittore André Gide.
Come noto lo scrittore e poeta Rainer Maria Rilke viaggiò in gran parte dell’Europa ed è proprio durante uno dei suoi pellegrinaggi che ebbe l’occasione di conoscere Gide. Cittadino francese, Gide rappresentava quella cultura che Rilke tanto amava e dal quale rimase irrimediabilmente attratto lungo il corso di tutta la vita. È nota l’ammirazione provata nei confronti di Rodin e Cezanne ma nelle lettere possiamo cogliere in particolare quella per il poeta Paul Valéry. E proprio grazie all’influenza della sua poesia Rilke ebbe l’ispirazione per la stesura ed il completamento delle “Elegie Duinesi”.
Gli anni della prima guerra mondiale furono per Rilke motivo di preoccupazione e di sterilità letteraria. E il suo soggiorno in Svizzera contribuì al ritorno di Rilke ad una vita serena ed in linea con i ritmi che aveva sempre mantenuto.
Ecco quindi contrapposti la lentezza che tanto gli era cara e la frenesia rappresentata dalla guerra appena terminata e nella quale non ebbe parte attiva.
In ogni lettera Rilke dimostra riconoscenza nei confronti dell’amico Gide per l’aiuto fornitogli André Gide ma il loro rapporto fu in taluni casi piuttosto controverso, forse per via di alcuni interessi e percorsi divergenti. Risulta così evidente, in primo luogo per le sue stesse parole, che Gide fosse principalmente interessato a Rilke come persona e non per il suo poetare.
A dimostrazione di ciò lo è probabilmente anche il suo silenzio di fronte all’invio delle “Elegie Duinesi” e dei “Sonetti a Orfeo”. Ma lo stesso Rilke rifiutò di tradurre le “Nourritures terrestres” di Gide, forse per timore di non poterle rendere al meglio o plausibilmente per non correre il rischio di rovinare quell’amicizia che nonostante tutto li legava nel profondo.
Written by Rebecca Mais