Secondo Arbasino la vita dello scrittore o dell’intellettuale è ingrata:
“c’è un momento stregato in cui si passa dalla categoria di bella promessa a quella di solito stronzo. Soltanto a pochi fortunati l’età concede poi di accedere alla dignità di venerato maestro”
E di certo dietro ci deve essere un complotto del destino perché ai pochi cui è toccato, magari precocemente, di diventare venerati maestri, fanno di tutto in vecchiaia per tornare soliti stronzi.
Accade talvolta che il narcisismo,solido come il granito, di venerati fondatori di giornali, giochi brutti scherzi: invece di limitarsi a fare i padri nobili, di occuparsi dei massimi sistemi, di acquietarsi in una dimensione diversa e più larga del tempo, vogliano mostrare tutta la loro età e l’incomprensione del presente occupandosi di cronaca. Così il desiderio di essere eternamente sulla breccia negli stessi modi in cui lo si è stati da giovani, porti a evidenziare tutte le rughe e a far diventare il fruscio della sabbia che scorre nella clessidra, un rombo insopportabile.
Stamattina per esempio mi è toccato leggere su Repubblica un titolo sulle proteste contro la Tav, che suona come una stilettata a un venerando maestro: ” Una strana gioventù che non ama la velocità”. Stilettata però auto inferta in un cupio dissolvi della veneranda maestria che nessuno trova la forza di arrestare per il bene dell’interessato. Probabilmente la sorpresa di osservare una sventata giovinezza che non sembra amare l’alta velocità, deriva dal fatto che i giovani oggi sono a contatto non con i chilometri all’ora ma con i 230 mila chilometri al secondo con cui viaggiano i bit all’interno dei chip dei computer e magari anche dal fatto che molti di loro si sentono esclusi da un’alta velocità ideata per i ricchi, da loro praticata, ma praticamente pagata dai poveri. Si sentono defraudati da uno sviluppo iniquo dal quale saranno presumibilmente esclusi.
Confondere il progresso con la sua degenerazione in profitto, un grande progetto con un pasticcio dai molti lati opachi come la Tav Torino – Lione è un errore che forse non avrebbe commesso nemmeno il fantasma di Marinetti evocato da una fattucchiera del Pdl. Ma questo succede quando si vuole affrontare il presente con i ricordi e le categorie dell’ieri o dell’altro ieri. Cosa che del resto accade anche a politici non ancora venerandi, ma certamente vetusti, anzi in via di mummificazione.
Forse per questo i decenni futuri abbonderanno di reliquie. Peccato che saranno di venerandi maestri che rincorrono la giovinezza non dal chirurgo plastico, ma dall’ansia di tornare soliti stronzi.E di dirci “lei non sa chi ero io”.