Gli azzardi della guerra mi avrebbero fatto approdare in mezzo ai dirupi di Creta, durante l'occupazione, insieme a una banda di guerriglieri cretesi e a un generale tedesco che avevamo portato con noi tra le montagne, dopo averlo preso in ostaggio con un'imboscata tre giorni prima.
La guarnigione tedesca dell'isola era impegnata in una caccia spasmodica, ma per fortuna mal diretta. Furono giorni pieni di ansia e pericoli, e per il nostro ostaggio di sofferenza e angoscia.
Durante una pausa nella caccia, ci svegliammo tra le rocce proprio mentre sulla cresta del Monte Ida spuntava un'alba straordinaria. Avevamo arrancato su per questa montagna negli ultimi due giorni, con la neve prima e poi con la pioggia. Guardando attraverso la vallata alla sua fiammeggiante cresta, il generale mormorò tra sè
Vides ut alta stet nive candidumSoracte...
Era uno dei brani che conoscevo! Continuai da dove lui si era interrotto:
.... nec iamo sustineant onussilvae laborantes, geluqueflumina constiterint acuto...
e via dicendo, fino alla fine, per le rimanenti cinque stofe.
Gli occhi azzurri del generale si erano spostati dalla cima della montagna ai miei - e quando finii, dopo un lungo silenzio, disse: "Ach so, Herr Major!".
Era molto strano. Come se, per un lungo attimo, la guerra avesse cessato di esistere.
Avevamo bevuto entrambi alle stesse sorgenti molto tempo prima; e tutto fu diverso tra noi per il resto del tempo passato insieme.
(da Patricjk Leigh Fermor, Tempo di regali, Adelphi)