Quelle strane occasioni e un film del 1976 strutturato in tre episodi diretti da tre ottimi registi italiani, ovvero Nanni Loy, Luigi Magni e Luigi Comencini.
Tre episodi in bilico tra la tradizionale commedia all’italiana e la commedia sexy, a cui strizza l’occhio in particolare l’episodio 1, diretto da Nanni Loy ma non firmato dal regista, sicuramente a disagio sia per la tematica trattata sia per le scene di nudo presenti nello stesso episodio.
Episodio 1, Italian Superman
Paolo Villaggio e Valeria Moriconi
Giobatta è uno sfigato venditore di castagnaccio, da lui soprannominato kastanjakken, che ha scelto l’Olanda per vendre il suo prodotto, con ben scarsi risultati.
L’uomo è sposato con Gabriella italiana come lui, che con Giobatta divide una misera abitazione ricavata in un barcone ancorato in uno dei canali di Amsterdam.
Nonostante la buona volontà, Giobatta fatica a sbarcare il lunario; ma una sera le cose cambiano radicalmente.
Un gruppo di teppisti lo deruba, ma durante la perquisizione corporale a cui viene sottoposto lo sventurato italiano, uno dei rapinatori si rende conto che Giobatta ha una dote molto particolare, ovvero è un superdotato sessualmente.
Flavio Bucci
Così Giobatta viene trasportato di peso dal proprietario di un locale notturno dove si esibiscono coppie in live show, spettacoli in cui una coppia si produce in performance sessuali dal vivo.
Giobatta fa credere alla moglie di aver venduto tutti i suoi prodotti alla regina d’ Olanda, ma dopo qualche giorno le sue bugie vengono clamorosamente a galla.
Gabriella infatti, abituata a spremere sessualmente come un limone il marito, si rende conto che l’uomo non riesce più ad accontentarla.
Così dopo averlo seguito, scopre la verità sul lavoro dell’uomo.
Ne segue una furibonda lite, durante la quale Giobatta fa presente alla moglie la loro nuova situazione economica; la coppia infatti ora ha una nuova lavatrice, la tv a colori, vive decisamente meglio rispetto al passato, ai giorni in cui Giobatta era costretto a vendere qualche pezzo di castagnaccio.
La donna così decide di diventare lei la partner del marito nei live show, ma Giobatta, intimidito dalla presenza della moglie, non riesce a ripetere gli exploit precedenti.
Malinconicamente, sarà costretto a fare il portiere e a reclamizzare la moglie che si esibisce con un forzuto turco.
Episodio 2, Il cavalluccio svedese.
Jinny Steffan è Cristina
Antonio è un professionista dalla mentalità molto retrograda; è sposato con la bellissima Giovanna della quale è gelosissimo e ha una figlia, Paola, che controlla in maniera addirittura ossessiva.
L’ipocrita equilibrio della famiglia, in cui madre e figlia sono costrette a vivere, nascondendo la loro vita privata ad Antonio, viene rotto definitivamente da Cristina.
La ragazza, figlia di un collega con cui Antonio ha lavorato in Svezia, amico anche di Giovanna, arriva all’improvviso in casa di antonio proprio mentre madre e figlia sono assenti.
La ragazza, disinibita e sfrontata, rivela la sera durante la cena che da piccola aveva preso una cotta per Antonio.
Così la notte, complice un furioso temporale, la ragazza si infila nel letto di Antonio.
Al risveglio l’indomani Antonio riceve la telefonata di Paola, che sentendo rispondere al telefono Cristina e sentendo il padre ansimante, mangia la foglia e racconta al padre di essere rimasta a casa di un suo amico.
Antonio è costretto così a ingoiare il rospo; l’uomo infatti ha raccontato a Cristina l’esatto opposto sui rapprti esistenti in famiglia.
La ragazza, credendo che la famiglia sia disinibita come la sua, racconta ad Antonio che suo padre ha avuto una breve ma intensa relazione con Giovanna.
Al ritorno della moglie, l’evidente malumore di Antonio si manifesta in un laconico “io faccio finta di non sapere, ma quando voglio so tutto”
Episodio 3, L’ascensore.
Stefania Sandrelli è Donatella
Siamo a Roma, in un torrido week end di ferragosto, in uno stabile elegante della città si incontrano casualmente Mons.Ascanio, in visita alla sua amante (una bellissima vedova) e Donatella, una avvenente abitante dello stabile.
I due prendono l’ascensore, che durante la salita si blocca.
Nonostante i due prigionieri chiedano ripetutamente aiuto, nessuno ascolta l’appello.
Così alla fine anche se a malincuore Mons. Ascanio e Donatella sono costretti a coabitare in attesa di soccorsi.
Che però non arrivano; complice lo spazio ristretto in cui i due sono costretti a vivere, accade il fattaccio.
I due verranno liberati solo dopo molte ore; Ascanio così può raggiungere la sua amante, alla quale raccomanda di cambiare le molle del letto, perchè Donatella sa che in casa della donna arriva un misterioso amante con il quale la bella vedova si da alla pazza gioia.
I tre episodi, molto diversi tra loro, ma con una sola tematica di fondo, il sesso visto come elemento aggregante ma anche discriminante e soggetto ideale per un discorso molto vario sull’ipocrisia e perbenismo che circonda la materia, possono essere considerati gradevoli, anche se siamo lontani da discorsi impegnati sulla reale portata del problema.
Sicuramente il più riuscito è Italian superman, diretto da Nanni Loy, non tanto per la tematica trattata, quanto per le situazioni paradossali in cui vengono a trovarsi i coniugi protagonisti dello sketch.
Ottimo Paolo Villaggio, anche se per l’ennesima volta il suo personaggio è troppo simile a Fantozzi mentre sicuramente scalore desta la parte della bravissima valeria Moriconi alle prese con un personaggio scabroso.
L’attrice esibisce splendidi nudi, anche se non viene mai ripresa in primo piano; bene anche Flavio Bucci, che compare nei panni del direttore del locale porno.
Di buona fattura l’episodio 2, Il cavalluccio svedese, diretto da Luigi Magni con mano leggera e piglio ironico.
Nei rapporti tra la famiglia Pecoraro il regista inserisce l’elemento sessuale come discriminante dei rapporti interni alla famiglia stessa; l’ipocrisia che vi regna non troverà soluzione nemmeno nel finale, quando Antonio scoprirà come le due donne di casa in realtà abbiano una doppia vita.
Paola è la figlia ribelle, Giovanna la moglie adultera; entrambe però probabilmente hanno una giustificazione per le loro gesta, ovvero quella gelosia morbosa che attanaglia Antonio.
Il discorso non è ampliato, ma l’episodio è più girato tra le righe che esplicitamente.
Bene sicuramente Manfredi, bellissima la Karlatos.
Luigi Comencini è il regista del terzo episodio; riesce ad imbastire un sottile e amaro apologo sull’ipocrisia attraverso i dialoghi che intrecorrono tra Alberto Sordi e Stefania Sandrelli, gli ottimi protagonisti dell’episodio stesso.
Regia asciutta, divertita: Comencini non si sforza troppo affidando ai due attori il compito di alleggerire l’atmosfera claustrofobica dell’episodio stesso, tutto girato in un ascensore.
In ultima analisi un film di discreto livello, godibile, ben recitato .
Quelle strane occasioni, un film di Luigi Comencini, Luigi Magni. Con Nino Manfredi, Valeria Moriconi, Paolo Villaggio, Alberto Sordi, Stefania Sandrelli, Olga Karlatos, Beba Loncar, Giovannella Grifeo
Commedia a episodi, durata 115 min. – Italia 1976.
Episodio 1:
Paolo Villaggio … Giobatta
Lars Bloch… Gestore locale
Valeria Moriconi … Gabriella moglie di giobatta
Flavio Bucci … Réné Bernard il direttore del locale
Episodio 2:
Nino Manfredi … Antonio Pecoraro
Olga Karlatos … Giovanna
Giovannella Grifeo … Paola
Jinny Steffan … Cristina
Episodio 3:
Alberto Sordi … Mons. Ascanio La Costa
Stefania Sandrelli … Donatella
Beba Loncar … Vedova Adami
Regia Luigi Comencini, Nanni Loy, Luigi Magni
Soggetto Sergio Corbucci, Rodolfo Sonego
Sceneggiatura Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Rodolfo Sonego
Produttore Fausto Saraceni
Fotografia Armando Nannuzzi, Claudio Ragona, Aldo Tonti
Montaggio Nino Baragli, Franco Fraticelli, Ruggero Mastroianni
Musiche Piero Piccioni
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Non visto per oltre un trentennio: potevo tranquillamente allungare il periodo. Pessimo l’episodio con Villaggio (male sfruttata la Moriconi). Mediocre quello, telefonato, con Manfredi (si salvano le dinamiche dei primi minuti: poi, se non ci fosse il protagonista a usare con maestrìa tempi e espressioni, sarebbe inguardabile). Mediocre pure quello con Sordi, che esagera, salvandosi solo nella “confessione” e nel finale, con biglietto da visita e teoria del libero arbitrio.
Tre episodi di qualità altalenante, anche se – in generale – realizzati con certa cura. Mattatore dell’intera operazione è Nanni Loy, all’opera con Villaggio per dare corso al segmento più divertente e riuscito (Italian superman). Segue il peggior pezzo della trilogia (Il cavalluccio svedese), nel quale Manfredi non viene valorizzato come meriterebbe. A finire un Sordi monotematico, limitato da una sceneggiatura contenuta a causa di una location quasi claustrofobica (L’ascensore). Si ricorda, però, di quest’ultima parte l’affascinante presenza della Sandrelli, in un ruolo “perturbante”.
Tre episodi: il superdotato Villaggio in versione pornocomica (regia di Loy, non firmata); l’architetto Manfredi insidiato da una giovane svedese (Magni); il monsignore Sordi chiuso in ascensore con una spregiudicata ragazza (Comencini). Nel complesso il film è piuttosto scarso nonostante i tre pezzi da novanta coinvolti. L’episodio migliore rimane, nonostante tutto, il terzo, in cui Sordi può disegnare sottilmente un altra maschera delle sue, senza la grossolanità del primo o la piattezza del secondo.
Una commedia non troppo riuscita e assai poco originale: l’episodio con Villaggio è volgare e fantozziano, quello di Manfredi scontato e senza mordente. Decisamente meglio l’ultimo, “L’ascensore”, con un Sordi monsignore alle prese con una scosciatissima e vacanziera Stefania Sandrelli.
Viste le firme e gli interpreti a disposizione una cocente delusione. Di risate, infatti, se ne fanno poche e la colpa non è solo degli attori un po’ sottotono ma anche e soprattutto di una sceneggiatura bolsa e poco originale priva di verve e di mordente. Non è certo inguardabile ma avrebbe potuto essere ben altro.
Commedia ad episodi non eccelsa ma neppure disprezzabile. Il top è raggiunto dall’episodio di Nino Manfredi, divertente e non volgare, con la splendida Jinny Steffan a fare da spalla. Dalle parti della sufficienza gli altri due: risicata nel caso di “Italian superman”, poco più che una barzelletta, abbondante, in “L’ascensore”, un po’ prolisso ma con qualche trovata niente male. In ogni caso bravissimi i tre protagonisti (anche se Villaggio non fa che riproporre il suo solito personaggio in stile Fantozzi) e ottima la fotografia. Si può vedere.
Un tris di episodi natalizi (cinepanettone ’76) a mio parere ben confezionati, grazie anche alla presenza di attori di peso ed anche a una manifestazione di erotismo per i tempi piuttosto esplicita. Il primo episodio con Villaggio, (Italian superman) è un mio piccolo culto ed è molto divertente, ma il secondo con Manfredi (il cavalluccio svedese) è il mio preferito, poiché il suo sottile umorismo romanesco qui trova la massima espressione. Il terzo episodio con Sordi, (L’ascensore) è curioso ed eroticamente stuzzicante.