Quelli che benpensano

Da Big @matteoaiello

Sono replicanti, sono tutti identici guardali stanno dietro a maschere e non li puoi distinguere.

Nel 1997, Francesco di Gesù meglio noto come Frankie Hi NRG scrisse la sua canzone più famosa. Il testo era riferito agli yuppies, figura di spicco tra fine anni ottanta e primi novanta, ovvero coloro che appena usciti dal college, avevano come unico scopo quello di fare soldi il prima possibile e in modo più o meno subdolo per poi pavoneggiarsi del loro avere.
E’ un testo che comunque si può abbinare benissimo a svariate categorie di “esseri umani” (e ce ne sono parecchie), ma dato che da qualche giorno è iniziato quell’abominio chiamato Pitti Immagine, oggi volevo parlare di coloro che nella mia scala gerarchica di schifo stanno un gradino sotto gli hipster (ma è una bella lotta, anche perché per alcune cose sono molto simili): le fashion blogger.

L’ apripista di questo movimento avanguardista è una certa Chiara Ferragni, anonima bionda milanese ed ennesima metastasi uscita dalla Bocconi, che aprì un blog chiamato The Blonde Salad dove si faceva fotografare dal proprio fidanzato mentre indossava capi da 500€ abbinati a roba low cost di Zara ed H&M. Adesso l’anonima Ferragni fa questo di lavoro, ovvero gira il mondo (a scrocco o come dicono loro, su invito) per vedere sfilate su sfilate e i commenti ed i consigli post, sono seguiti da un numero impressionante di lobotomizzate adepte.
Già questo fa capire tante, troppe, cose. E non mi riferisco al fatto che il mondo stia girando al contrario o che, secondo me, sia proprio fermo: una fashion blogger di lavoro fa la fashion blogger. Il che significa che non ha idea di cosa voglia dire lavorare (quanto mi piace autocitarmi!). Sul web ce ne sono tante, ma questo post è dedicato ad una di loro in particolare. Il perfetto esempio dell’arrampicatore (trice, in questo caso) sociale descritto da Frankie Hi NRG. Una che fa la vip soltanto perché ha avuto il buonsenso di darla alla persona giusta.
E poi la conosco.
Seppur poco, fortunatamente.
Ma mi basta dare un’occhiata tutti i giorni al suo profilo Instagram per avere una cartella clinica fin troppo chiara e fin troppo preoccupante.
Intanto, una fashion blogger vive con il cellulare incollato alla mano, in assoluto la cosa più importante, con tre finestre aperte 24/7: Instagram, Facebook e Twitter in questo preciso ordine. Inoltre deve essere di grilletto facile (non quello vaginale che è più arso del deserto di Atacama) per scattare foto a qualsiasi cosa.
La sua giornata inizia con una foto alla colazione, di solito un caffè e qualche frutto naif come i mirtilli, e subito dopo un bel selfie imbronciato per far vedere alle 7 che è già sveglia, arruffata ma truccata e che la giornata sarà lunga e impegnativa. Il tutto accompagnato da una serie di hashtag anglofoni come #coffeeplease e #currentmood. Parole di cui spesso non sanno ne il significato ne l’etimologia. Però fa #cool. Ricordatevi sempre che ignora la parola “lavoro” e dopo aver pubblicato entrambe le foto se ne tornerà a letto a dormire più o meno fino a mezzogiorno inoltrato.
E’ ora di pranzo ed ecco, puntuale, la foto a cosa sta mangiando. Di solito poca roba, però deve comunque scrivere che è una mangiona e che #dadomanisimetteràadieta.
Nel pomeriggio iniziano le foto ai propri ricercatissimi outfits ed ecco una figura fondamentale che ogni fashion blogger che si rispetti deve avere: il fidanzato. Stavolta il mio esempio è un’eccezione, dato che il boyfriend le permette di non fare un caxxo dalla mattina alla sera. Il fidanzato standard deve avere tre caratteristiche fondamentali: essere effemminato e di conseguenza non interessato a toglierle l’arsura vaginale, avere tanto tempo libero per assecondarle l’ego e accettare di vivere perennemente nell’ombra perché a differenza dell’esibizionismo estremo della compagna, la sua faccia non comparirà mai e verrà nominato soltanto nei ringraziamenti sotto la foto, insieme ai vari “thanks” a coloro che le hanno gentilmente offerto i vestiti.
Sulle foto c’è poco da dire e tanto da vedere. E da ridere. Borse grandi come monolocali, stivali con o senza punta, cappelli alla Clint Eastwood versione spaghetti western, cappottoni lunghi e occhiali da sole più ingombranti di una maschera da sub. Il tutto sempre senza espressioni del volto. Mai sorridere perché deve sempre continuare a dare l’idea della giornata frenetica e pesante. Non so se l’avete capito, ma il condividere con la rete il proprio guardaroba non è altro che il pretesto per mostrare tutto il loro narcisismo e nascondere la sterilità del loro carattere.
Ma è col calare del sole che la fashion blogger da il meglio di se.
Si comincia con l’aperitivo (perché una fashion blogger cena soltanto in un ristorante con minimo tre stelle Michelin) e con le foto col bicchiere in mano. Aria allegra, ma sempre sobria perché la serata è ancora lunga. Infatti, dopo l’aperitivo arriva il #djset in qualche #loungebar a mimetizzarsi tra i suoi simili (una cosa positiva dei modaioli è che fortunatamente si autoghettizzano). Le foto d’obbligo devono essere due: la prima sempre col bicchiere in mano, ma molto più scatenata rispetto alla precedente per far vedere che, come per Capodanno, ci si diverte alla stragrandissima. Sennò come alternativa c’è quella, fatta dal fidanzato al guinzaglio, dove sta intrattenendo una conversazione (e mi immagino che conversazione, dato che il livello culturale di una fashion blogger è il terzo anno di asilo) per far vedere che è diversa da tutte le altre. La seconda è il mitico selfie in bagno con aria stanca ma soddisfatta. Il tutto condito dagli hashtag #seratatop e #noncelapossofare.
La serata, divertentissima, è finita e a notte inoltrata arriva lo scatto della buonanotte che di solito è un selfie in camera da letto, accompagnato da qualche citazione trovata nella Smemoranda delle superiori e i soliti hashtag spiritosi come #sonovecchiaperfareletre, #nonsidormemai e #comefaccioasvegliarmiallesette. Sì perché il giorno dopo ricomincia il loop con la sveglia alle sette in punto.
Ah, mi sono dimenticato di approfondire una cosa fondamentale: come ho scritto prima, queste dementi sono seguite da un esercito di altrettante dementi che ad ogni foto commentano e si complimentano per quanto sono belle, fighe e giuste. E’ chiaro che nessuna fashion blogger risponde a queste lusinghe. Già me le immagino che leggendo tutti i commenti, pensano: “beh, lo so che sono figa. Non c’è mica bisogno che me lo dica ‘sta pezzente!”.

Proprio come per gli hipster, sono le donne a crederci di più.
I fashion blogger maschili sono stati volutamente omessi perché non hanno il minimo gusto maschile (e chissà come mai….) e perché gente che “consiglia” di girare con i pantaloni col risvolto e il calzino in bella vista, non merita la mia considerazione a prescindere.
Proprio come per gli hipster, meriterebbero l’estinzione o peggio ancora meriterebbero un lavoro.
Scherzavo.
Gia ce n’è poco…..

E comunque, puoi fare e sentirti figa quanto vuoi, ma con due poppe così, indò caxxo credi di andare?

Spero che quest’anno Pitti abbandoni le mezze misure.
Spero che insegni all’uomo moderno come indossare direttamente la passera.

Grazie Bacca. Ad oggi hai vinto a mani basse il premio di citazione dell’anno.
#eroe.


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