Nella estate delle copertine dedicate al Titanic Euro, e dei gelati consumati davanti Palazzo Chigi, si è affermata anche una diceria, secondo la quale l'Italia avrebbe riconquistato la reputazione sui mercati, posto il fatto che i nostri BTP offrono rendimenti inferiori addirittura ai Bond statunitensi e e britannici. Al netto del fatto che i meriti per lo schiacciamento dei rendimenti dei titoli di stato sono da attribuirsi prevalentemente alla BCE, alle attese inflazionistiche e tanti altri motivi, quanto affermato corrisponde ad una delle tante leggende metropolitane che sono solite circolare in questo paese regnato da indicibile ignoranza economica.
Andiamo a vedere qualche grafico, che esprime i rendimenti alle rispettive scadenze dei titoli di stato italiani, britannici e statunitensi.
In effetti, come si osserva dai grafici, il rendimento del decennale italiano è poco più di un decimo di punto inferiore rispetto ai titoli statunitensi e britannici con ugual scadenza.
Vediamo come stanno le cose, se dovessimo considerare anche l'inflazione e quindi determinare il costo reale per gli stati.
Come si osserva, ipotizzando che i rispettivi governi emettano titoli decennali con rendimenti come quelli esposti nei primi tre grafici, si può desumere che gli Stati Uniti si finanzino ad un costo reale dello 0.49%; il Regno Unito dello 0.90%; mentre l'Italia del 2.45%, cioè 5 volte superiore al costo sostenuto dagli Stati Uniti. Senza poi considerare il fatto che i diversi titoli di stato proposti appartengono ad aree valutarie differenti, e che quindi ci sarebbe anche da approfondire la questione considerando anche i tassi di cambio.
Tuttavia, semmai possa costituire un indicatore valido per esprimere la solidità di un paese rispetto ad un altro, si potrebbero considerare i CDS (Credit Default Swap) che, benché parzialmente, raccontano tutt'altra storia.
Grafico Tratto da Intermarket&More