Quest’anno la trasmissione, su Rai2, riprenderà il 15 settembre, con la conduzione di Nicola Savino, ma il pensiero di Bartoletti va tutto ai primi otto, ruggenti anni, con Fabio Fazio: «Lui fece la fortuna della trasmissione ma il programma fece la sua fortuna, e pensare che Angelo Guglielmi (allora direttore di Rai3, ndr) neanche lo voleva».
Bartoletti, giornalista sportivo di lungo corso, ha condotto fra l’altro il Processo del Lunedì (1982-1984), la Domenica Sportiva (1984-1985) e Pressing (1990-1991), per Fininvest ha creato le prime trasmissioni sportive del Gruppo (A tutto campo, Calcio d’estate Domenica Stadio, e altre), ha ideato e condotto assieme a Fabio Fazio dal 1993 al 2001 appunto ‘Quelli che… il calcio':
«Fino a quel momento - sottolinea - l’informazione televisiva era ingessata, senza guizzi creativi. In quel programma prendemmo in prestito le voci, le radiocronache delle partite di ‘Tutto il calcio minuto per minuto' e le trasferimmo in tv pensando sia agli appassionati di calcio sia a quanti mai avrebbero pensato di vedere una trasmissione sportiva. La prima puntata, a campionato già iniziato, il 26 settembre del 1993, fece il 10% di share, la seconda, contro ‘Domenica In’ di Mara Venier, ancora il 10%. Nella prima stagione avemmo una media del 20% che crebbe fino al 35% della stagione ’98/’99, quando eravamo approdati da Rai3 a Rai2. L’ultima puntata che facemmo ebbe una share del 53%».
«Pensare che tutto era nato da un progetto in poche paginette, del quale parlai a Gugliemi, geniale direttore di Rai3, in occasione di un convegno a Milano. Lui mi disse di lavorarci con Bruno Voglino (allora capostruttura di Rai3, ndr) e noi ci lavorammo tutta l’estate. A inizio settembre lo stavamo ancora facendo. Il problema più grosso era la conduzione, io mi occupavo di quella ‘sportiva' ma serviva il conduttore ‘generalista' e Gugliemi non era affatto convinto di Fazio. Guardammo in mille direzioni, andammo persino in pellegrinaggio a Spoleto, dove Dario Fo aveva allestito ‘Mistero Buffo': io cercai di spiegargli cosa sarebbe stato il programma ma non ci fu nulla da fare, Franca Rame ci disse ‘una cosa del genere il mio Dario non la può fare'. A programma iniziato Fo venne in una puntata e disse di essersi molto divertito. Poi Voglino e io ci intestardimmo e Gugliemi finì per accettare Fazio».
L'album di famiglia di 'Quelli che...il calciò è ricco di 'figurine' vagamente surreali che ricordano quelle di tanti programmi firmati da Renzo Arbore:
«il debito c'è, ma c'è anche la differenza - ribatte Bartoletti - i suoi personaggi erano inventati e interpretati da attori o quasi attori, i nostri erano tutti veri, come Idris, il tifoso della Juventus nato in Gambia, o suor Paola, la religiosa appassionata di sport. Solo dopo arrivò il momento dei 'personaggì inventati, come quelli che Teo Teocoli infilava fra una delle sue imitazioni caricaturali e l'altra».
«In trasmissione demmo spazio a dimensioni diverse del calcio: invitavamo le mogli dei giocatori perchè tifassero per loro e invitammo anche la moglie di un arbitro perchè facesse altrettanto per suo marito. Tutto il programma era attraversato da una positiva sindrome di Peter Pan - rivendica Bartoletti- non si drammatizzava nulla e si alleggeriva tutto. Diciamo che 'migliorammo' il calcio, lo rendemmo più leggero, godibile anche per chi non era un appassionato. Mentirei se dicessi di non essere orgoglioso di quella 'creatura', ormai più che maggiorenne».
«In otto anni accaddero anche episodi drammatici, come il 25 gennaio del 1995 quando il giovane tifoso genoano Vincenzo Spagnolo venne ucciso a coltellate a Genova, prima del'incontro con il Milan. Al termine dei primi tempi, quando si capì bene cosa era successo, smontammo la trasmissione lasciando in piedi solo la cronaca, da 'Tutto il calcio minuto per minuto'. In campo invece le partite continuarono. Il nostro fu un segnale forte. Potei prendere quella decisione perchè ero direttore di Rai Sport e potevo assumermene autonomamente la responsabilità», ricorda Bartoletti che, infine, alla domanda se il 'suo' 'Quelli che... il calcio' lo abbia cercato per ricordare in trasmissione gli albori del programma a 20 anni dalla nascita, risponde «no. E un filino mi dispiace, non è mai uno sbaglio ricordarsi del padre, in questo caso dei padri, Fazio ed io»