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Quelli che il cinema pirata ...

Creato il 23 ottobre 2014 da Manuela Bonci
Quelli che il cinema pirata ...   Dato che l'anno volge quasi al termine, ritornare sull'inchiesta svolta da due mesi appena da La Repubblica, non può non farci ragionare su quel +33% di incassi mondiali registrati dal 2009 al 2014. Che la pirateria digitale sia illegale è un fatto ma oggi, anche tra i colossi cinematografici di produzione e distribuzione, i toni sono più “contenuti”. Internet è la culla dello streaming e del download, e molti pirati navigano il web all'insegna del credo free culture (cultura bene comune = accesso libero e gratuito). 
Ovviamente si parla di perdite per l'industria del cinema di milioni di dollari. Vero però che pirateria non vuol dire incondizionatamente mancato guadagno. Il botteghino segna un record nel 2014, grazie anche all'ingresso di nuovi Paesi che si affacciano su questo mercato (come Russia e Cina). Fa pensare anche il fatto che i frequentatori assidui di sale cinematografiche appartengono ad un target compreso tra i 12 e 39 anni, fascia che ipoteticamente sarebbe la più idonea alla pratica dello “scarico” on line. 
   Studi indipendenti, non finanziati dalle majors, segnalano che chi più “scarica” è più frequentatore di cinema, abbonato a piattaforme on demand, e noleggiatore di Dvd. Allora forse l'innovazione sta nel cambio di visuale che si ha oggi sulle nuove tecnologie e su come sfruttarle. L'electronic home video è realtà dal 2007: piattaforme per lo streaming con abbonamento o pagamento del singolo film. Esempi nostrani? Il canale di Anica e My Movies. Il trend è positivo: dal 2011 il fatturato su questo mercato segna un +47%. 
   Non serve la sfera di cristallo per comprendere come le "case" del cinema dovranno concepire contenuti fruibili su dispositivi di preferenza del pubblico e con prezzi diversificati a seconda della piattaforma utilizzata. E non bisogna dimenticare i 7 utenti su 10 che, in Europa (dati del 2014), fruiscono di contenuti illegali, nè quel 50% di loro che rinuncerebbe agli stessi contenuti nel caso non potesse percepirli gratuitamente. In poche parole: chi scarica non andrebbe al cinema a vedere quel film dovendolo pagare. Altro aspetto è il contenuto: i non commerciali e poco pubblicizzati (film di nicchia per intenderci) sono i prodotti maggiormente piratati, proprio perchè di loro non c'è un'alta “propensione” al pagamento.
   Il mercato sta facendo i conti con una realtà dinamica e sarà inevitabile dover offrire nuove possibilità ai consumatori. L'imminente futuro affermerà il consumo dei contenuti digitali, su supporti personali, e questa è una realtà che non può essere ignorata.

Fonte dati http://inchieste.repubblica.it


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