Se solo potessi avere un tocco di anormalità e misurarmi con esso....forse potrei riuscirci. Forse mi serve l'anormale per attivarmi ed essere me stessa. Vivendo. Mi serve l'anormale.
Ma dove cercarlo?
Nel mio "migliore amico" con cui temo di parlare perchè il più delle volte mi risponde male e fraddamente. Sembra mia madre. Niente di anormale,ormai. Tristemente normale, direi.
In quelle sensazioni che sfociano senza controllo alcuno, che cerco di intrppolare in parole e intiepidirle, affinchè chi le colga non debba scottarsi, come me stessa che le ho generate? Mentre le generavo e dopo, per sempre?
Ma non è più una speranza.
Sono sbagliata e cattiva pare, ecco: pare che sia anche fondamentalmente cattiva. Come non bastasse il resto.
Perchè il destino dovrebbe riservare a me- Lo sbaglio - una cosa così....giusta?
"Perchè altrimenti io, la mia storia, non avrebbe ragione d'esistere".
Illusa e certa delle mie ragioni, così avrei autorisposto fino a qualche tempo fa.
Non più. La vita non ha ragioni. Ci butta lì e se siamo scaltri e forti e sappiamo cercare e forgiare una qualche felicità precostituita, allora avremo l'agognato happy end, o quasi happy; o tipo end.
Io non lo sono, nè scaltra, nè forte, nè in grado.
E se qualcuno o qualcosa c'è stato, con la capacità di far ingranare la marcia al fato e autocompiere l'auspicio, era fumo tra le dita, bagliore fugace, che solletica il desiderio di esistere e poi fugge via.
Dicendo che non poteva farlo. Che non poteva stare con me, che non voleva vivere con me.
Che non (mi) sapeva amare.