Neppure la scoperta – e sai che scoperta! – di un ampio sostrato mafioso in città, neppure la scoperta che questo sostrato mafioso ha trovato un grande ostacolo nel nuovo Sindaco tanto da andare in tilt per mano della magistratura, neppure una situazione di emergenza senza pari ha consigliato il Movimento 5 Stelle romano a prendersi quelle responsabilità che in questo momento qualsiasi parte politica seria dovrebbe prendersi e che, noi per primi, gli avevamo implorato di prendersi in tempi non sospetti, quasi prevedendo qualcosa, non più tardi del 28 novembre. Quattro giorni prima della deflagrazione di Mafia Capitale, ergo nel mesozoico. In quell'articolo (eccolo), invitando il Movimento 5 Stelle romano a superare tutti gli imbarazzi e a spalleggiare l'attività del sindaco nell'ottica della discontinuità, parlavamo di “situazione di assoluta emergenza”. Inutile dire che la situazione di assoluta emergenza si è poi decisamente rinvigorita e la nostra visione politica non è evidentemente stata solo nostra se è vero come è vero che la proposta, poi, è stata rinnovata dal Sindaco in persona il quale si è visto replicare in maniera possibilista dai quattro bravi consiglieri pentastellati in Campidoglio. Le cose sembravano imbroccare una strada positiva: i Cinque Stelle avrebbero preso la vicepresidenza dell'aula e, chissà, il percorso per un loro ingresso in maggioranza o in giunta sarebbe finalmente partito. In un momento come questo sarebbe stato ovviamente quello che ci voleva. Inutile dire quanto fastidio potrebbe dare alla Mafia Capitale (non tanto al 5% che è finito dietro le sbarre o ai domiciliari, quanto a quel 95% che ancora è a piede libero e si sta riorganizzando per andare avanti così un altro trentennio) l'ingresso di una forza come il M5S in maggioranza a Roma in questo momento, sarebbe benzina al motore della discontinuità e della rivoluzione che il Sindaco Marino appare, almeno a parole, intenzionatissimo ad azionare.
Sarebbe stata, insomma, una mossa politica squisitamente antimafia. Perfettamente in linea col portato ideale del Movimento. Lo era prima (il 28 novembre quando la proponemmo noi, e ne è riprova la quantità enorme di commenti positivi che la proposta ricevette non solo da noi, ma anche sui profili Twitter e Facebook di Marcello De Vito che la rilanciò chiedendo pareri alla rete) e lo sarebbe stata ancora l'altro giorno.
E invece le cose venerdì scorso sono andate diversamente: gazzarra in aula, Movimento Cinque Stelle sull'Aventino e vicepresidenza alla Lista Civica che ha fatto eleggere Franco Marino. Consigliere Comunale sul quale asteniamo qualsiasi ulteriore commento perché ogni nostra opinione sarebbe passibile di querela. Proprio un bel risultato: perdere l'opportunità di cavalcare un momento unico e irripetibile e consegnare posti chiave a personaggi incommentabili. Cosa è successo venerdì pomeriggio? Lo leggiamo sul profilo Facebook di Riccardo Magi, consigliere comunale radicale eletto nella Lista Civica per Marino e, da venerdì Segretario d'Aula al Campidoglio (non presidente dell'aula come avevamo chiesto a granvoce, ma è già molto), personaggio chiave dell'avvicinamento potenziale tra Sindaco e Marcello, Daniele, Enrico e Virginia, insomma dei quattro consiglieri a cinque stelle. Eccone una sintesi:"Dalle 17 avevo chiesto ai consiglieri del M5S di entrare in Ufficio di Presidenza accettando l'ipotesi di votare una loro candidata/o alla vicepresidenza, come loro stessi richiedevano da un anno e come del resto già avviene in Parlamento. L’ho fatto proprio per avere maggiore forza nella riunione dei capigruppo, e quindi per poter concretizzare la "rivoluzione” necessaria dopo la presidenza di Mirko Coratti, che proprio assieme al M5S abbiamo contestato fino alla denuncia in Prefettura. L’ho fatto alla luce delle battaglie condotte quest’anno, da radicale, in Campidoglio insieme a Marcello, Virginia, Daniele ed Enrico. Fino a 10 minuti prima della seduta i consiglieri avevano accettato. Poi è arrivato il “direttorio” nazionale, capitanato da Alessandro Di Battista, e l’ordine è stato chiaro: rifiutare ogni dialogo e unirsi al coro urlante di Lega e Forza Nuova. Spero che nel Movimento 5 Stelle si discuta urgentemente, e con onestà, di questo sconcertante atteggiamento, affinché ci sia un ripensamento sulla carica di vicepresidenza e non sia sacrificata sull’altare della visibilità elettorale la possibilità concreta di condurre insieme, con la maggior efficacia possibile, le battaglie per la decenza delle istituzioni e la qualità della vita dei cittadini romani: battaglie che proprio oggi, come non mai, potrebbero diventare delle storiche vittorie per tutti".Pare, tra l'altro, che ci sia stato ancora di più e che il tutto sia stato preceduto d una telefonata dai toni accesi di Di Battista a Marcello De Vito, capogruppo dei Cinque Stelle in Campidoglio. De Vito era reo di aver trattato con il "nemico" Ignazio Marino e doveva essere redarguito. Poco importa che in questo preciso momento storico Ignazio Marino sia il nemico anche della mafia che da decenni si spolpa Roma. Questa volta i consiglieri a cinque stelle capitolini hanno ceduto. Evidentemente non hanno riflettuto sul fatto che il loro partito è finito, morto, non esiste, non ha più alcuna consistenza elettorale e le ultime elezioni lo dimostrano. Nessuno è disposto a rinnovare fiducia alle inquietanti spacconate di Beppe Grillo e la gente preferisce starsene a casa e non votare affatto dopo aver visto dove finisce il loro voto di protesta. Forse i consiglieri a cinque stelle capitolini pensano che i tanti voti convogliati su di loro nel 2013 siano voti dati per andare ad abbaiare idiozie assieme ai luridi esponenti della Lega o ai movimenti di estrema destra. Magari lo pensano sinceramente, poveri. In situazione di emergenza è assurdo obbedire ad un partito che sta nel pallone e non si segue vincolo di mandato, figurarsi se questo partito è poi già defunto, figurarsi se da questi partito stanno fuoriuscendo tutte le persone dotate di senno e responsabilità come dimostra il sindaco di Parma. E invece loro no: parla un capetto e loro si mettono in riga benché non vi sia più alcun esercito, alcuno stato, alcuna bandiera e benché sia venuta giù pure la caserma. In riga, dunque, per che cosa? In nome di chi? Dei loro elettori? Ma non lo sanno loro per primi che i loro elettori non vedono l'ora di vederli impegnati al governo della città, specie ora che gli spazi per una rivoluzione fattiva paiono schiudersi?
Vedere un personaggio imbarazzante come Alessandro Di Battista urlare "onestà" a cinque centimetri dal volto di Riccardo Magi scavato da uno sciopero della fame sui campi rom (sciopero a cui si era sottoposto 5 giorni prima dello scoppio di Mafia Capitale) è una scena di uno squallore politico estremo. Questo signore, deputato della Repubblica, è venuto in Campidoglio solo per fare cagnara, senza neppure conoscere le persone, urlando "onestà" in faccia a quello che probabilmente è l'unico consigliere comunale autenticamente onesto dell'Aula capitolina. Che Alessandro Di Battista sia una macchietta della politica non è una novità, intendiamoci, ma da qui a dargli ascolto e a fare quel che dice lui ce ne corre, cari Cinque Stelle romani...Personaggi come Alessandro Di Battista sono più pericolosi dei mafiosi che blaterano di combattere. Perché un mafioso puoi avere la speranza, un giorno e in presenza di buoni magistrati, di metterlo in galera e vedercelo marcire, mentre un idiota (uno che dice idiozie, come abbiamo dimostrato) non lo potrai incastrare mai, a meno che un giorno non si decida di inserire l'idiozia nel Codice Penale. E considerando i danni che miete, sarebbe il caso di pensarci. Ci è capitato più volte di sottolineare le qualità dei quattro consiglieri del M5S in Aula Giulio Cesare, anche noi dunque, come Magi, ci auguriamo che decidano presto di prendere ordini dagli idioti.Fino a quel momento è evidente come questi quattro consiglieri stiano facendo il male della città e, indirettamente, gli interessi dell'immane grumo di malavita che la cinge d'assedio: hanno drenato consensi di qualità e non li stanno mettendo a frutto, li stanno tenendo inattivi, congelati, imbalsamati, o li stanno mettendo a frutto troppo poco. E' imperdonabile - specie in questo preciso momento storico - e non troveranno, continuando così, persone intenzionate a perdonarglielo.