Paolo Roversi è direttore di MilanoNera, che è un portale ed un magazine distribuito gratuitamente nelle migliori librerie italiane. Nel farsi e disfarsi dei social network attuali, Roversi è uno di quelli che nella Rete ci hanno creduto in anticipo e sicuramente prima dei tanti. MilanoNera è nata sul web, è poi stata doppiata su carta e ha dato vita alla creatura MilanoNera Eventi della quale Roversi è amministratore unico. Per avere un’idea in più sulla sua presenza in Rete, si passi anche solo un momento a dare uno sguardo al gruppo dedicato alla web press sul social network Anobii.
Questa è una vicenda di esperienze vissute: perché la Storia ed il tempo avrebbero pure iniziato a dargli ragione. La prima free press dedicata al giallo e al noir in Italia è oramai divenuta un case study: Roversi ha tenuto di recente una lezione sul progetto magazine presso l’Istituto Europeo di Design. Così non credo si possa prescindere dal tenere d’occhio il parere di un tipo tosto, che la Rete l’ha fatta passo dopo passo e con intelligenza, mestiere e creatività, che dice cose misurate senza sbilanciarsi, ma con la cautela di chi ha capito bene che i progetti vanno realizzati e non solo immaginati.
MilanoNera è su carta e su web. Nasce davvero sul web e vi nasce per rimanere – prima di tutto – in quello spazio?
Assolutamente. Il web è il futuro dei media. È libero e ricco di potenzialità. La carta conserva sempre un suo fascino ma le possibilità della Rete sono innumerevoli e noi abbiamo intenzione di continuare a sfruttarle, ed esplorarle.
Cosa pensi del rapporto tra editoria tradizionale e web 2.0? Si può dire un rapporto di diffidenza? Mi riferisco a questa situazione: l’editore si concentra sulla rete come strumento di promozione senza però crederci abbastanza. Al tempo stesso, essendo editore tradizionale, e chiaramente solo in quel caso, teme come il demonio l’avvento dell’ebook. È così?
Non credo. Molti editori forse non investono abbastanza sulla pubblicità in Rete ma hanno un occhio di riguardo per le recensioni che vengono pubblicate lì. Danno davvero la misura di cosa piace o meno alla gente. C’è ancora tanta strada da fare per convincere i grandi gruppi ad investire sul web, ma ci arriveremo nel giro di pochi anni secondo me.
La crisi lamentata da una parte dell’editoria può essere allora in qualche modo proporzionale alla strada che rimane da fare?
L’editoria è perennemente in crisi perché l’Italia è un paese di non lettori. La questione è tutta lì. Forse quando il relais sarà preso dalle nuove generazioni (che pare leggano molto di più degli adulti) la tendenza cambierà.
Quali sono dal tuo punto di vista gli editori più attenti?
In realtà lo sono tutti. Il problema è che un investimento sul web non è percepito come conveniente. Il ragionamento di base è: perché devo pagare se lo posso avere gratis (come è stato fino ad ora)? Inoltre è molto difficile da quantificare quanto renderà. Quando fai uno spot in TV o compri uno spazio su un quotidiano nazionale il giorno dopo vedi subito la movimentazione delle copie in libreria. Per il web non è così immediato…
Ma cosa c’è di nuovo nella partecipazione del web 2.0 che rende attivo l’utente e, dunque, il consumatore (nel senso puramente pratico del termine), dal punto di vista dell’editore o di una qualsiasi azienda, e dal punto di vista di una rivista letteraria online? È solo cambiato il mezzo? Forse è una dinamica già praticata da tempo? Faccio un esempio, per quanto abbastanza superficiale. Il Messaggero dei Fanciulli del 1899 chiedeva agli abbonati di procurare almeno dieci altri abbonati per averne uno gratuito. Si tentava continuamente di incoraggiare l’interazione pubblicando letterine di questo tenore:
Ti scriverò ancora, per ora ti dico addio perché ho da finire il vestito nuovo per la bambola.
Tua, Maria V.
Oppure:
Ho letto il primo numero del mio giornale, e mi è piaciuto molto, quindi ti spedisco L. 3 per l’abbonamento per l’intero anno 1899. Augurandomi che mi piacerai sempre come il primo numero, mi dico tuo abbonato
Luigi N.
Oppure:
La signora maestra da qualche tempo diceva: vi abbonereste volentieri ad un giornalino? Noi rispondevamo in coro: sì, sì. Ma la scelta la imbarazzava. Ieri l’altro portarono la posta nella scuola, la Maestra aprì un plico e disse sorridendo: ecco il giornalino per voi, vi vorreste abbonare? Sì, sì. Costa tre lire all’anno. […]
Pensando anche ma non solo al caso in questione: oggi cosa c’è di nuovo?
La rete, e un sito web come MilanoNera, in particolare, in cui si possono postare liberamente i propri commenti, è uno strumento formidabile di confronto. Persone si ritrovano, da tutta Italia ma anche dall’estero, con interessi in comune in tempo reale. Senza la rete come farebbero? Direi che è la logica evoluzione del mensile cartaceo in più questo è sempre accessibile, sempre aggiornato (noi pubblichiamo uno o due articoli al giorno) e sopratutto interattivo. Direi che i vantaggi sono evidenti.