Share the love, dice il buon Cremonini. Non The Pain. Perchè in fondo è raccontare il dolore, non l'amore, ciò che davvero ti mette a nudo davanti agli altri. Ti rende fragile. Vulnerabile. Fa di te l'agglomerato di aggettivi a cui per sempre mi rifiuterò di appartenere.

Ché ho passato un mese (un mese intero!) tra febbre, bronchite e studi medici. E dopo tutto questo tempo, dopo essermi letteralmente ammazzata di medicine, la tosse ancora mi sveglia nel cuore della notte. Gli antibiotici mi disegnano chiazze rosse e pruriti sulla pelle. Il dottore mi impedisce di prendere il sole. Ed io, pallida, brutta ed annoiata tra le pareti di casa, ho la sensazione che - di nuovo - mi abbiano derubata dell'estate.
Oh, quanto la volevo, l'estate. Quanto ero felice, le prime giornate di Giugno coi trenta gradi, i vestiti colorati e la promessa fasulla che, almeno questa volta, sarebbe andato tutto bene. Credevo di meritarla, dopo che ospedali e condizioni meteo l'avevano cancellata dai calendari del 2014.
Invece.
Dire "invece" è già di per sè come sputare lacrime.
Leggo molto, nei fine settimana, mentre il resto del mondo si gode la vita. E oltre a leggere penso. Penso ai miei viaggi. Alle mie strane nostalgie. Penso, soprattutto, a quello che vorrei fare una volta guarita. Ho stilato un elenco. Perchè forse la volontà funziona meglio della chimica. Perchè mi aiuta a non buttarmi sul letto e vegetare. Perchè, in fondo, sono e voglio ancora essere quella che vede in tutto i lati positivi.

