Quello che () ho.

Da Seavessi

ho sonno.
ho qualche senso di colpa per non esserci stata il giorno del compleanno dell'Infanta, ma rimedierò.
ho due amiche che si incontrano per la prima volta, e continuo a dimenticarmene, e non so cosa ho detto all'una e all'altra e mi confondo. Dov'è la busta con le liberatorie? In borsa. Controlla.
hai la busta con le liberatorie? In borsa. Controlla.
hai  la busta con le liberatorie? In borsa. Controlla.
hai  la busta con le liberatorie? In borsa. Controlla.
ho immagini.
ho il cortile delle OGR, i tavolini con sedute persone emozionate e nervose, il sole, la brezza, il prosecco, le persone col badge che vanno su e giù. Ma quello è Michele Serra? Chiama a casa che poi dobbiamo lasciare giù i telefoni. A chi brindiamo? A noi. A Chiaracheharesopossibiletuttoquesto. A noi, soprattutto.
signora ci fa una foto?
ho mille cose che succedono tutte insieme, il cameraman con la steadycam che starei a guardarlo tutta la sera che manovra sto trespolo e mi sembrerebbe una serata ben spesa.
ho mille altre cose da guardare, non posso emozionarmi adesso, ora guardo, mi emozionerò domani. 
ho qualcuno che da al pubblico in sala istruzioni che un treenne troverebbe chiare, e ho il pubblico che in coro si innervosisce per la paura di sbagliare.
ho Fabiofàssio nervoso, gentile, sorridente, che si scusa per la lunghezza della diretta.
ho gente che alla fine, tre ore e rotti dopo, dirà oh caspita già finito?
ho gli occhi di Paolo Rossi, sempre uguali, sempre belli, sempre due angoli di cielo dublinese che non capisci da dove sbucano fuori.
ho le mani di Erri de Luca, che si muovono e spiegano quanto le parole.
ho il racconto di Beslan, e a un certo punto la paura folle di vomitare in diretta. 
ho di fianco a me la scrittrice iraniana, bellissima, bella come in televisione non s'è visto, che raccatta uno sgabello e si siede anche lei a guardare.
ho che mi sono innamorata alla follia almeno 45 o 46 volte.
ho che mi sto dimenticando chissà quante cose da dire, Favino, Gramellini alto ma alto ma alto, Pupi Avati, non lo so. Devo sbobinare il cuore.
ho da pensare, decantare, riflettere. 
Non ho detto niente di Saviano. Ma dire di lui è difficile.
L'ho visto seduto da solo, nella penombra, le mani nervose su quello che presumo fosse un copione o una scaletta.
ho la pistola intravista sotto il giubbotto di un agente della scorta in borghese, seduto vicino a noi, irrequieto.
ho il magone in gola che mi hanno lasciato queste due immagini, fra mille altre.
Sarei felice che la Vale e la Tina   mi prestassero i loro pensieri e i loro occhi, ché i miei soli non mi bastano.

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