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Quello che ho capito del Cibo Cinese!

Creato il 14 febbraio 2014 da Giovy

Cosa ho capito del Cibo Cinese

Foto da Wikimedia Commons

Una delle (tante) cose che il mio viaggio in Cina mi ha insegnato è che c'è sempre qualcosa dietro l'angolo pronto a stupirci: un sorriso, un profumo, un sapore, un qualcosa che proprio non ci aspettavamo. Ultimamente ho letto così tante cose sul Capodanno Cinese che m'è venuta voglia del cibo di questa immensa nazione. Sicché ho ripensato che, una volta a Pechino e dintorni, non c'è stato davvero nulla che non mi abbia soddisfatta a livello culinario.
Ero partita per la Cina con tanto di tonno e cracker nello zaino. Ero già andata un bel po' in giro per il mondo e una di quelle cose che mai mancava in ciò che mi portavo sulla schiena erano le scatolette di tonno. Il più delle volte tornavano a casa così come erano partite oppure le lasciavo a qualcuno del posto, che se le sarebbe gustate in mio onore.
Quando salii sull'aereo della Air China diretta a Pechino, ci venne servita la cena ed era in perfetto stile italiano. Certo... le scorte vengono fatte nell'aeroporto di partenza e quindi non mi sarei dovuta stupire.
Arrivata a Pechino, la prima sera, cenai dalle parti di Piazza Tian'anmen in un posto che saprei ritrovare anche ora (ammesso che esista ancora) che mi piacque perché non vidi nomi e scritte strane da nessuna parte. L'interno del locale era fatto come un giardino e al posto della panche c'erano delle altalene.
Il menù, per mia fortuna, era scritto anche in Inglese e ordinai senza problemi.
Durante il resto del viaggio, anche in Mongolia, imparai ad ordinare coi disegnini e a gesti. Lì però mi sentivo ancora dentro ad un mondo che potevo comprendere.
Capii molte cose sul cibo cinese durante quel viaggio: è molto meno condito e grasso di quello che si assaggia nei ristoranti in Italia.
E' più vario, il pollo è protagonista di ogni cosa (almeno a Nord) e le minestre in brodo sono un qualcosa di spettacolare.
Una sera mangiai la carpa, su a nord verso Chengde, e imparai che Sampei vuol dire gambero.
Nel pomeriggio andai a vedere il Giardino d'estate e c'era un ponte sopra un ruscello con le carpe. Io dissi a voce alta "Guarda, come in Sampei", riferendomi al cartone animato e la guida locale, che parlava italiano, mi risposte "No Sampei è gambelo, non calpa".
Quella sera mangiai zuppa di carpa e poi tutta la carne della carpa stessa, accompagnata da patate caramellate che, se me le mettessero davanti ora, Dio solo sa quante ne farei fuori.
In Cina ho imparato che esistono mille specie di involtini primavera e che lì li chiamano semplicemente involtini... se tutto va bene te li trovi anche a colazione.
Mangiando da quelle parti ho capito il valore dell'equilibrio e la bellezza di mettere vicino piatti piccanti con qualcosa di quasi insipido.
In Cina ho capito che si dà molto valore alla convivialità perché il cibo in tavola è di tutti e si mangia assieme, passandosi i piatti e assaggiando tutto.
Ho compreso che è il cuoco a decidere quando il pasto è finito e che stravolgere l'ordine delle proprie convenzioni culinarie è proprio bello. E necessario.
Un giorno stavamo mangiando ed è arrivata la frutta. Pensavo che il pasto fosse finito ma dopo di questa venne servita ancora carne. Alla fine del tutto venne portato il riso.
A noi sembrava scortese lasciarlo lì e ci sforzammo di mangiarne un po'.
Solo dopo mi spiegarono che spesso il riso bianco viene portato a fine pasto per testare se gli invitati hanno mangiato bene. Avanzarlo è come fare un complimento al cuoco.
Sono felice di tutte queste cose che ho imparato perché è proprio vero che viaggiare è l'unica azione che ti rende molto più ricco di quando sei partito.
Io sono tornata a casa con una maggiore consapevolezza e con una voglia diversa di stare a tavola con i miei amici.
La Cina e il suo cibo mi hanno insegnato quando è bello demolire le proprie convinzioni e portarne a casa di nuove, più forti e salde.
Secondo voi il tonno l'ho poi mangiato?

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