Non amo particolarmente il tennis. Ho provato in ogni modo a farmelo piacere, ma niente. Ho perfino cercato di imparare a giocarci, ma mi è solo servito a scoprire quanto poco coordinata fossi e a maturare un certo rispetto verso i giocatori. Però no, non mi ha aiutato ad amarlo nè a farmelo piacere.
Per questo, quando mi hanno consigliato di leggere Open, l'autobiografia di Agassi ho sinceramente storto il naso.
Gli entusiasti tentativi di indurmi a leggerlo sono tristemente falliti, anzi, hanno sortito l'effetto contrario: quando mi è stato detto che era stato scritto in collaborazione con un giornalista premio Pulitzer e non ho trovato traccia del suo nome in copertina ( è scritto solo alla fine del libro) mi sono infastidita ulteriormente...eccolo lì, Agassi il buffone che nemmeno riconosce il lavoro altrui. Insomma, è arrivato in casa con me solo perchè in prestito- non avrei mai speso soldi per leggerlo- e perchè a consigliarmelo così entusiasticamente era una lettrice che non solo ha ottimi gusti, ma conosce molto bene i miei.Viste le premesse, capite bene che mi ci sono avvicinata con grandissimo scetticismo e con la stroncatura già pronta.Invece è un libro che mi ha conquistata fin dalle prime pagine e che ho, letteralmente, divorato. Pur non amando il tennis conoscevo comunque la storia di Agassi per cui non c'era nessuna possibile suspence e/o dubbio sul finale. Ciò nonostante, il libro mi ha tenuto sulle spine e avvinto. Perchè un conto è credere di conoscere una storia, un altro - molto diverso- è guardarla attraverso gli occhi del suo protagonista.
Agassi smette di essere "quel buffone che nemmeno riconosce il lavoro altrui" e diventa una persona. Attenzione, attenzione: una bella persona (anche se a me la cosa del giornalista non in copertina- che è ben spiegata alla fine- comunque non è piaciuta).
Non è solo una storia sul tennis e sullo sport, è un vero e proprio romanzo di formazione. Potete metterlo in libreria nella sezione romanzi di formazione, a fianco alla vostra copia del "La linea d'ombra" e non avrete sbagliato collocazione.
E' una storia eccezionale, perchè eccezionale è il suo talento, ma sa parlare a tutti. Come certe favole, o come certi miti antichi: a nessuno di noi capiterà mai di incontrare un drago, letteralmente, ma tutti ne abbiamo uno da sconfiggere. Agassi in questo libro ci racconta come ha sconfitto il suo, o almeno come h aimparato a conviverci senza farsi bruciare vivo.
Di certo, questo è quello che ho davvero in comune con Agassi; ma non solo. Come me, anche a lui il tennis non piace, anzi: lo odia. Se non credete a me, leggete il libro. Crederete a lui.«Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perché non ho scelta. Per quanto voglia fermarmi non ci riesco. Continuo a implorarmi di smettere e continuo a giocare, e questo divario, questo conflitto, tra ciò che voglio e ciò che effettivamente faccio mi appare l'essenza della mia vita...». Andre Agassi
Magazine Diario personale
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