Magazine Diario personale

Quello che ho in comune con Agassi

Creato il 08 gennaio 2014 da Hermosa @DeOrnatuMulieru
Non amo particolarmente il tennis. Ho provato in ogni modo a farmelo piacere, ma niente. Ho perfino cercato di imparare a giocarci, ma mi è solo servito a scoprire quanto poco coordinata fossi e a maturare un certo rispetto verso i giocatori. Però no, non mi ha aiutato ad amarlo nè a farmelo piacere. 
Per questo, quando mi hanno consigliato di leggere Open, l'autobiografia di Agassi ho sinceramente storto il naso.
Quello che ho in comune con Agassi
Gli entusiasti tentativi di indurmi a leggerlo sono tristemente falliti, anzi, hanno sortito l'effetto contrario: quando mi è stato detto che era stato scritto in collaborazione con un giornalista premio Pulitzer e non ho trovato traccia del suo nome in copertina ( è scritto solo alla fine del libro) mi sono infastidita ulteriormente...eccolo lì, Agassi il buffone che nemmeno riconosce il lavoro altrui.   Insomma, è arrivato in casa con me solo perchè in prestito- non avrei mai speso soldi per leggerlo- e perchè a consigliarmelo così entusiasticamente era una lettrice che non solo ha ottimi gusti, ma conosce molto bene i miei.Viste le premesse, capite bene che mi ci sono avvicinata con grandissimo scetticismo e con la stroncatura già pronta.Invece è un libro che mi ha conquistata fin dalle prime pagine e che ho, letteralmente, divorato. Pur non amando il tennis conoscevo comunque la storia di Agassi per cui non c'era nessuna possibile suspence e/o dubbio sul finale. Ciò nonostante, il libro mi ha tenuto sulle spine e avvinto. Perchè un conto è credere di conoscere una storia, un altro - molto diverso- è guardarla attraverso gli occhi del suo protagonista. 
Agassi smette di essere "quel buffone che nemmeno riconosce il lavoro altrui" e diventa una persona. Attenzione, attenzione: una bella persona (anche se a me la cosa del giornalista non in copertina- che è ben spiegata alla fine- comunque non è piaciuta).
Non è solo una storia sul tennis e sullo sport, è un vero e proprio romanzo di formazione. Potete metterlo in libreria nella sezione romanzi di formazione, a fianco alla vostra copia del "La linea d'ombra" e non avrete sbagliato collocazione.
E' una storia eccezionale, perchè eccezionale è il suo talento, ma sa parlare a tutti. Come certe favole, o come certi miti antichi: a nessuno di noi capiterà mai di incontrare un drago, letteralmente, ma tutti ne abbiamo uno da sconfiggere. Agassi in questo libro ci racconta come ha sconfitto il suo, o almeno come h aimparato a conviverci senza farsi bruciare vivo.
Di certo, questo è quello che ho davvero in comune con Agassi; ma non solo. Come me, anche a lui il tennis non piace, anzi: lo odia. Se non credete a me, leggete il libro. Crederete a lui.«Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perché non ho scelta. Per quanto voglia fermarmi non ci riesco. Continuo a implorarmi di smettere e continuo a giocare, e questo divario, questo conflitto, tra ciò che voglio e ciò che effettivamente faccio mi appare l'essenza della mia vita...». Andre Agassi

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