di Rina Brundu. A dire il vero, ieri sera, mentre seguivo il programma “Di Martedi” ho spento una prima volta il televisore quando – subito dopo l’intervento in esterna di Massimo Cacciari, il quale spiegava come in presenza di una “svolta presidenzialistica” sia buona prassi rafforzare gli altri poteri di controllo dell’Esecutivo – il conduttore Giovanni Floris ha commentato: “Rafforzare i poteri? Fortunatamente, abbiamo qui due esponenti dei maggiori poteri di controllo: la magistratura e.. il giornalismo”. È quindi ha presentato l’attuale direttore del Corsera made in Renzi Luciano Fontana. Ripeto, ho spento, mi pareva che mi si stesse prendendo per il culo.
Non ho resistito a lungo però e ho riacceso poco dopo, sempre sintonizzata sullo stesso canale e in tempo per sentire almeno l’ultima parte dell’intervista a Giampaolo Pansa che nell’occasione presentava il suo ultimo libro “L’Italiaccia senza pace”. Ascoltare Pansa mi ha ricordato che l’intelligenza, non importa l’esecutivo che ci governa, non passa mai di moda. È stato un piacere seguire questo padre del giornalismo italiano mentre tratteggiava un ritratto quanto mai vero e onesto del nostro Premier (uno che se la lega al dito, concentrato su se stesso, vendicativo), raccontare come non sia un ammiratore di Grillo ma riconoscere l’abilità di costui nel creare una classe dirigente nuova, diversa, meno “interessata”.
Detto questo anche nella prima parte del programma non erano mancati i fuochi d’artificio. “Renzi non c’entra assolutamente nulla con la sinistra, neppure con la sinistra storica di matrice democristiana” aveva tuonato Massimo Cacciari mentre intento a fare un ritratto del “personaggio” (parole sue). “Ne deriva che Renzi – figlio dell’esperienza rutelliana de “La Margherita” – non ha tradito alcun valore di sinistra”. Ancora prima di Cacciari, l’ottuagenario (o nonagenario? Poco importa quando si ha una mente valida), Eugenio Scalfari – anche lui impegnato a presentare la sua ultima fatica editoriale – aveva invece ricordato come Berlusconi avesse definito il Premier il suo “figlio buono” e si era interrogato su come avrebbe potuto essere un eventuale figlio cattivo. Dal canto suo Roberto Fico, grillino e presidente della commissione vigilanza RAI, non aveva mancato di mettere l’accento sull’assoluta “okkupazione” dello spazio mediatico-pubblico da parte del PD, un’oKKupazione da fare invidia agli ex uffici stampa del PCUS di staliniana memoria.
Sarà forse pure per questo che soffierebbero venti di guerra finanche in quel di Rai 3 dove la direttrice del TG3, solo pochi giorni fa, sarebbe stata costretta a ricordare alla poderosa macchina partitica renziana che “la linea pregiudizialmente favorevole (i.e. all’Esecutivo)… non è un dato scontato”? Brava Bianca e tutto sommato bravo Floris: per una volta si è riusciti ad ascoltare un programma di approfondimento politico sostanzialmente equilibrato e privo della retorica logorroica che ci ammorba da un anno a questa parte. Ancora più importante è stato il realizzare che non è stata completamente annientata una linea di pensiero fondamentalmente libero che all’occorrenza può aiutare le “plebi” (termine scalfariano) che vivono la politica di pancia a razionalizzare e a meglio comprendere la realtà che le circonda. Alla fine di questa epoca moderna (un’altra idea scalfariana), che a mio avviso è pure funestata da una delle età politiche più intellettualmente ed eticamente immorali della nostra storia recente, non è tanto ma non è neppure poco.
Dimenticavo: salviamo Rai3, ogni pensiero libero, qualunque sia la sua posizione, è un valore aggiunto!