Magazine Attualità

Quello che il renzismo non dice (148) – Bancagate, clientelismo e politica d’antan: viaggio alle origini del renzismo. E sul Corsera schierato a difesa delle truppe governative.

Creato il 11 dicembre 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
corrieredi Rina Brundu. Dopo l’ennesimo scandalo italico Bancagate, c’é chi si sorprende e c’é chi – come l’intrepido Corsera, il secondo giornale italiano (Repubblica lo ha recentemente superato nelle vendite) – continua imperterrito la sua battaglia a favore delle truppe governative, per tutti si veda l’ultima home (vedi screenshot) dove campeggia un Ministro Boschi in mood cenerentola che dichiara: “Mio padre è una persona perbene”. Perché lo dice? Chi lo ha messo in dubbio che suo padre sia una persona perbene? Francamente, trovo lodevole che il ministro si schieri a difesa del genitore ma ritengo anche che questo non sia il problema. E quindi mi chiedo: perché il Corriere si è imbarcato nell’ennesima campagna politica genuflessa e senza arte ne parte? Pardon, questo è ciò che mi sarei chiesta tempo fa… di fatto è da tempo che non mi interrogo più su ciò che sta accadendo al giornale di Via Solferino che è ormai far-beyond la linea di ciò che classifico sano giornalismo.
 

Tuttavia, il Corsera è senz’altro una pedina che è una sorta di pietra miliare quando si tratta di fare un viaggio ideale alle origini del renzismo per capirne il problema alla radice. L’ex glorioso giornale che fu di Montanelli e della Fallaci sembrerebbe essersi trasformato da tempo in una sorta di arma letale tra le mani di quella “casta” d’antan che dopo lo sfascio sistemico sancito dallo sboom finanziario mondiale seguito al default della banca commerciale americana Lehman Brothers (15 settembre 2008), ha riorganizzato in fretta e furia le sue legioni in ritirata e ha chiamato Matteo Renzi a preservarne intatto il potere. Il Corsera di oggi (suoi articoli alla mano), sembrerebbe essere diventato la voce di quel potere, ovvero l’elemento mediatico che coalizza l’establishment post-digitale sopravissuto intorno a quel nucleo originario mai dissoltosi e che ne giustifica ampiamente gli indifendibili claims-to-glory.

Ma se tale “nucleo” non si è mai dissolto significa soprattutto che tutti quei modelli d’establishment politico, amministrativo, pseudo-intellettuale, malati, e perciò fondamentalmente in grado di infettare qualsiasi cellula sana del tessuto nazionale (in senso lato), si sono perfettamente conservati, hanno mantenuto intatta la loro capacità di modellare il nostro presente, finanche il nostro domani e di piegarlo ai loro interessi. Non ci si deve sorprendere quindi se il clientelismo imperat, se il malaffare continua imperterrito a fiorire, se la politica dello scaricabarile è incensata in primo luogo dalle prime cariche governative, se il ministro Boschi mette le mani avanti senza averne apparente motivo, se nulla cambia e pare destinato a non cambiare mai.

Del resto come può cambiare un sistema se viviamo nel paese dove, tanto per fare un esempio, dati scontrini pagati dal contribuente producono la cacciata di un sindaco eletto dal popolo, e altri scontrini di chi non è mai stato eletto, spariscono come per miracolo senza che il contribuente abbia mai avuto la possibilità di verificare se gli aveva pagati lui oppure no? Come può cambiare un sistema di un paese dove il popolo si adegua al malaffare imperante senza protestare e anzi lo giustica? Non può cambiare, naturalmente, mentre il marcio che verrà scoperchiato domani, lo si può tranquillamente preventivare, sarà più di quello dell’oggi e senz’altro meno delle nefandezze già emerse ieri.


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog