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Quello che il renzismo non dice (153) – Dalla Playstation al modellino Ferrari: sull’ultima passerella. Sul dopo Renzi après… gli ultimi sondaggi e sul Fattore Alfano.

Creato il 04 gennaio 2016 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
ferrari

Cut dal poster del Corriere.it

di Rina Brundu. Momenti di goduria questa mattina in Via Solferino tappezzata da poster blanket-size ritraentri Matteo Renzi impegnato nell’ultima passerella trendy (vedi un cut dal “lenzuolo” più grande del corriere.it nella featured image di questo post): la collocazione in Borsa del titolo Ferrari. “Finalmente l’Italia c’é” leggeva il titolo a caratteri cubitali ad eternazione di un altro slogan to-remember (vedi seconda immagine). Sotto, molto più sotto… il tristo e negletto occhiello (vedi terza immagine) che riprendeva i dati economici Eurostat e che naturalmente presentava il quadro reale della situazione.

renziChe dire? Bene per il giornale fontaniano che proprio così facendo ha aiutato quei sondaggi (accuratamente “nascosti” sia dal Corsera che dalla stampa di regime in genere ma che spopolano in Rete), che proprio in questi giorni hanno consacrato Luigi Di Maio come futuro leader degli italiani e finanche registrato il sorpasso della destra sia sul M5S che sul PD ormai in caduta libera. Ma allora perché questa particolare passerella politica è risultata più “irrispettosa” per il  cittadino qualunque e per il lettore che leggeva? Forse perché – dimenticate le gravi inadempienze politiche di chi sarebbe dovuto essere nel suo ufficio a lavorare invece che a lanciare slogan di dubbio gusto – la Ferrari è un patrimonio unico, amata da tutti gli italiani e dai tantissimi nel mondo e vederla fatta oggetto di strumentalizzazione politica non può rendere felici, mai!

Image84Detto questo, dobbiamo forse alle passerelle trendy (il tratto tipico del renzismo che lo farà ricordare almeno per un mese dopo la sua fine), il fatto che in questi primi giorni del 2016 si parli soprattutto del “dopo Renzi”. A leggere la stampa specializzata la preoccupazione principale di chi passeggia nei corridoi del potere non sarebbe infatti (qualora lo sia mai stata), la legge di stabilità o la perniciosa situazione geopolitica internazionale, quanto piuttosto… il personale ricollocamento quando l’Esecutivo cadrà al più tardi nell’ottobre 2016. E già perché la maggior parte di questi signori sanno bene che nel 2018 dovranno abbandonare l’amato scranno: ne deriva che prima di lasciar finire la legislatura preferiranno andare a fondo con tutti i filistei.

Consequentia-rerum sarà che il dall’ottobre 2016 al 2018 rivivremo quasi sicuramente giorni lettiani… Del resto, a pensarci adesso, quell’esperienza di governo con Enrico Letta non era proprio male e ancora ne ricordiamo il comportamento da signore dell’ex Premier, dall’inizio alla fine, un tratto che non guasta mai, non importa la parte politica di provenienza. Dulcis in fundo c’é, a mio avviso, l’imprevedibile Fattore Alfano da tenere in considerazione. Un fattore tutt’altro che di secondo piano e che potrebbe anticipare di molto i gionri del Letta Bis: o volete che Angelino, considerando i sondaggi di questi giorni che vedono la destra in netto recupero, non ci faccia un pensierino sul ritorno alla casa madre onde garantirsi continuità politica fino al 2023 almeno? Uhmm.


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