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Quello che il renzismo non dice (154) – Sulle accuse del PD al M5S dopo il caso Quarto e… dopo il caso Banca Etruria: ma da quale pulpito viene la predica? E sui rolex sauditi messi all’asta dopo la rissa “istituzionale”.

Creato il 09 gennaio 2016 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
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Screenshot dall’odierna home del Corriere

di Rina Brundu. Premesso che “l’incidente” di Quarto e della giunta pentastellata in salsa camorrista è sicuramente grave – e fa bene Saviano a chiedere che la sindaca si dimetta subito, senza se e senza ma – fa davvero sorridere il PD sul piede di guerra contra-Movimento chiedendo “legalità” e le dimissioni di questa prima cittadina. Fa sorridere perché naturalmente si tratta di quel medesimo PD che in questi giorni è occupatissimo da un lato a non affogare nel tanfo e nella merda che il caso Banca Etruria sta facendo emergere (vedi featured image), e dall’altro si è chiuso a riccio a difendere l’indifendibile, ovvero lo scranno del ministro Maria Elena Boschi che – se le istituzioni di questo Paese non sono diventate ologrammi deteriorati – era e resta in palese conflitto di interessi. E forse non solo lei a leggere le cronache quotidiane più recenti che, se fossero state le cronache di un paese davvero democratico e non di un feudo medievale, avrebbero già trasformato il renzismo in un bizzarro incidente del nostro recente passato.

Di fatto, mentre tutti auspichiamo che questo gravissimo passo falso che ha riguardato i grillini rimanga un episodio da non ripetersi in secula-seculorum, e che Grillo o chi per lui si attivi subito per stringere le maglie intorno alle metodologie di reclutamento candidati (i.e. se qualcuno si propone scartatelo subito, andate invece a cercare le persone che sono al lavoro nel momento stesso in cui le cercate e che non appena vi vedono vi sbattono la porta in faccia: é di personaggi simili che abbiamo bisogno, non di presenzialisti nullafacenti!), difficile negare che paradossalmente questo episodio ha procurato maggiori ragioni per votare il M5S di quante ne erano state almanaccate prima. Come non chiedersi infatti: ma se un movimento politico così giovane, noto per le forti prese di posizione contro il malaffare in genere e per le metodologie “spicce” di trattamento dei collusi con le stesse, è così facilmente permeabile dalle maglie più scaltre della criminalità organizzata, cosa sono diventati, oggi, i partiti nati nel dopo-guerra, germogliati durante la Prima Repubblica e sopravissuti alla stessa – seppure attraverso perniciosi e altrettanto scaltri cambi di facciata, casacca e di nome (vedi il PD, ex DS, ex PCI, ex-god-knows-what, etc)? La COSA venuta da altri mondi?

Forse è meglio non azzardare risposte,  forse é meglio non farle certe domande. Nel dubbio però (e giusto per cominciare dalle inezie): perché non fare un’asta pubblica per quei rolex sauditi ricevuti dalla “Presidenza del Consiglio” durante l’ultima visita a Riad e che hanno procurato “l’ignominiosa” (parola di Fiano ad “Omnibus”, a leggere il Corriere) rissa per accapparrarseli? No, perché dire che l’asta si farà e impedire che ad appropriarsi del bottino siano i soliti furbetti delle zuffette istituzionali (ovvero, impedire che la stessa si trasformi nella mitica lotteria di Father Ted – vedi video in calce), è tutto un altro paio di maniche, o no?

In ultimo: ma che fine ha fatto quella mozione di sfiducia dell’opposizione che era stata rimandata a gennaio? Gone with the wind? Sic.


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