di Rina Brundu. Da un lato la campagna antieuropea promossa da Matteo Renzi comincia a diventare piuttosto imbarazzante dall’altro è forse il sintomo più sostanziale del fatto che il renzismo è davvero arrivato alla frutta. Finita l’era delle riforme-imprescindibili che hanno partorito il topolino, finita l’era degli “sconvolgimenti” del dettame costituzionale a suon di legislatori senza rappresentanza nel paese reale (vedi NCD) e di improponibili nuovi padri della patria… l’unico osso da spolpare per impedire che il gradimento nei sondaggi coli a picco come Titanic squartato da iceberg, sembra essere rimasto l’Europa.
Purtroppo il problema è che l’Europa non é l’Italia e il cittadino europeo medio ha una coscienza civile e politica molto più matura e pragmatica del cittadino medio italiano. Soprattutto, nel nord Europa, e dentro le maglie di una data Europa, diversamente da ciò che pensa Matteo Renzi, noi non siamo ben visti. Solo chi non ha mai lavorato (e probabilmente questo è il caso del nostro giovane Premier), in contesti operativi internazionali non sa che agli occhi degli squali finanziari l’osso da spolpare siamo noi, che costoro attendono come jene fameliche ogni nostro passo falso e che in presenza dello stesso, visto e considerato il nostro debito pubblico, ci sbranerebbero in due secondi netti. Senza dimenticare, infine, che data mentalità europea richiede che la leadership la si dimostri.. non la si “urli”.
Naturalmente Matteo Renzi, con il solito gioco stantio stile “parliamo a nuora perché suocera intenda” non sta lanciando dardi contra Europa o contra Merkel (che se ne fregano ampiamente), ma più prosaicamente parla al nostro “backyard”… nella perfetta e radicata convinzione che l’elettore italiano si possa fare sempre fesso e contento. Tanto è convinto di questo statement “assiomatico” che da un lato vota con tutto il suo partito per salvare parlamentari dall’arresto, dall’altro in guisa d’eroe del nuovo mondo digitale trova pure il tempo di spendere qualche ossimorica parola per “impedire” l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa: encomiabile!
Sarà che ho passato una vita in quella Dublino che diventerebbe subito il primo porto d’approdo delle tante imprese finanziarie che senza troppo scherzare potrebbero lasciare Londra in caso di Brexit (i.e. uscita della Gran Bretagna dall’Unione); sarà che ho sempre odiato dover fare scalo in aeroporti londinesi che usano ancora una moneta fondamentalmente useless quando si vuole viaggiare nel vecchio continente (e anche fuori); sarà che queste reiterate “minacce” degli inglesi di uscire dall’Unione sono una nenia datata e senza sostanza (esattamente come quelle di Renzi)… da “dublinese” adottiva mi sento di fare una sola considerazione: la Gran Bretagna vuole uscire dall’UE? Adiós y vaya con Dios!