Magazine Attualità

Quello che il renzismo non dice (169) – Per un Eco che va un Renzi resta: “Voglio cambiare l’Europa!”. E sulla prosopopea Peanuts e sfaticata dalla torre eburnea politica.

Creato il 21 febbraio 2016 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Image4.pngdi Rina Brundu. Fa impressione il passo dei tempi mediatici: dopo le agiografie, le lodi spericolate di ieri, pare proprio che a “corpo ancora caldo” Umberto Eco sia già stato fatto Storia dal giornalismo italiano con l’intento, sembrerebbe, di restituire a Cesare ciò che è suo e dunque di lasciare di nuovo le aperture di giornali e telegiornali al faccione tondo e satollo del Premier che arringa il PD: “Voglio cambiare l’Europa!”. Di buono c’é che se il lavoro di cambiamento del vecchio continente riesce come quello fatto in Italia allora la scellerata casta politica europea potrà dormire sogni tranquilli, almeno per qualche altro anno ancora.

Ma a fare impressione è soprattutto il totale asservimento del Servizio Pubblico alla voce del padrone, l’omaggio quotidiano, il “reporting” pedissequo di qualsiasi sciocchezza dentro le maglie di una prosopopea “peanuts” liberata da una sorta di torre eburnea politica, che appare ombra comunicativa specie quando comparata alla qualità estetica del linguaggio usato dal grande semiologo appena scomparso. “Parla come mangi” si diceva, un tempo. A ben guardare sembrerebbe che l’età digitale abbia fatto suo questo ammonimento in maniera francamente esagerata… e forse occorrerebbe che anche la casta-politica tentasse davvero di parlare meglio… Sul mangiare non mi esprimo perché lo fanno già alla grande da sempre senza necessità di suggerimenti.

E poi ci sono gli slogan, il vizietto inconfessato e inconfessabile, la colonna sonora del renzismo, espressione plastica di una esteriorità senza sostanza, di un credo senza fede, di discorsi senza senso ne significato. “Voglio cambiare l’Europa!” rientra a pieno titolo nel “realm” di questa oratoria scaltra, senza una vision, vittima della Sindrome meglio un uovo oggi che una gallina domani e quindi anticlimax perfetto del concetto di leadership. Di quella leadership vera che viene prima di tutto dall’ammirazione e dall’esempio, dal duro lavoro che per sua natura non avrebbe tempo per queste sviolinate populistiche a danno dei popoli.

Domanda: ma esiste un termometro, uno strumento capace di misurare le ore di effettivo lavoro di un Presidente del Consiglio? Se esiste importiamolo in Italia non è da escludere che il nostro possa essere il primo governo licenziato non per sfiducia ma per apologia della pigrizia. O della Sindrome del Comune di Sanremo 2: la vendetta!


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog