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Quello che il renzismo non dice (175) – Sull’emergenza democratica e informazionale: perché i due ostaggi sono stati liberati il giorno successivo alla morte dei loro colleghi? E su “Lo Stato ha fallito”, o dell’urlò che non spezzò il silenzio.

Creato il 06 marzo 2016 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Image4di Rina Brundu. Prendo spunto dall’articolo di Peter Gomez che su “Il Fatto Quotidiano” lamenta il silenzio tonante della Stampa italiana dopo l’errata comunicazione della percentuale di crescita del PIL italiano 2015 (+0,8% vs l’effettivo +0,6%), dati incorretti che peraltro avevano comunque goduto delle usate apologetiche dichiarazioni del Premier Matteo Renzi a difesa di improbabili successi del suo Jobs Act e contra-gufi. Prendo spunto da questo articolo ma in realtà dell’argomento emergenza democratica e informazionale volevo scriverne lo stesso sebbene non a proposito di questi sciocchi balletti laudatori e senza senso a cui da tempo ci ha abituato il renzismo.

In verità le domande che io mi pongo da giorni senza trovare una valida risposta sono:- Perché i due ostaggi italiani sono stati liberati il giorno dopo l’uccisione degli altri due? Perché non ci sono validi organi di comunicazione italiani che fanno queste domande al governo con la puntigliosità che occorrerebbe? Perché nessuno si prende a cuore le giuste recriminazioni della vedova di uno dei due tecnici uccisi che disperatamente grida: “Lo Stato ha fallito”? Perché nessun giornalista, anche con lavoro in solitaria, non tenta di spezzare il muro di omertà e di silenzio contro cui cozza quello stesso urlo?

L’emergenza democratica e quella informazionale in Italia non sono questioni che scopriamo oggi: se la Freedomhouse.org consegna al Paese il 73simo posto in materia di libertà di Stampa una ragione ci sarà e, tuttavia, non si può che restare impressionati da una situazione che ricorda in tutto e per tutto le dinamiche più nefaste delle distopie orwelliane. Di fatto abbiamo un Premier mai eletto dal popolo, supportato da una maggioranza senza rappresentanza, che fa e disfa come meglio crede su una molteplicità di argomenti (inclusa l’eventuale partecipazione ad una guerra), senza prendersi la briga di spiegare alla nazione con la chiarezza che questa meriterebbe e abbiamo una corte mediatica inginocchiata e silenziata che si limita a registrare, trascrivere, riferire, elogiare, annuire.

Vero è però che ormai il problema esula dallo “scandalo” di tipo intellettualistico che possono denunciare Tizio e Caio alla stregua di folli don chisciotte che combattono contro i mulini a vento, e porta seco numerose altre domande: ma se i due tecnici sono stati liberati il giorno dopo significa che potevamo comunque fare leva su qualcosa per liberare gli altri due, anche molto prima? Che cosa ha impedito quella liberazione anticipata? Chi non la ha voluta? Abbiamo forse “barattato” queste vite con altri argomenti? Quali? Che livello di sicurezza sta offrendo questo governo anche ai tanti agenti speciali che sta mandando (allo sbaraglio?) su un terreno così minato? Che fiducia può ispirare un Matteo Reni che mette i servizi sotto il suo comando e che quindi sarà il primo responsabile qualora succedessero altre disgrazie simili? Che esperienza ha il Premier in questo delicato settore e che esperienza ha delle strategie difensive di obiettivi sensibili in contesti internazionali?

Ah, avere un giornalismo che si occupasse di queste questioni complicate e rispondesse a simili domande! Noi invece abbiamo il Corriere renziano, la Repubblica renziana, l’Unità renziana e Giletti che si occupa ancora di casini, pardon di case popolari la domenica pomeriggio (tra l’altro elogiato quest’oggi da Pina Picierno, PD, presente nello studio de L’Arena): eroici!


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