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Quello che il renzismo non dice (177) – Sullo scandalo primarie del PD renziano, e sul legittimo dubbio sui dati dei sondaggi. E ancora su “Il Fatto” e il “Corriere” a confronto.

Creato il 09 marzo 2016 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Image4ssdi Rina Brundu. Bisogna tenere presente che questo PD renziano che a Roma avrebbe gonfiato le schede bianche per alzare i dati dell’affluenza e a Napoli fa un pò come gli pare (vedi le ultime dichiarazioni dello stesso Bassolino) e offre euro in cambio di voti al miglior offerente, è quello stesso PD che solo poche settimane fa aveva reclutato tutta la casta mediatica su cui poteva fare affidamento per creare il pseudo-caso Quarto. Ed è lo stesso PD che solo giorni fa tentava di mettere su una nuova sceneggiata simile con il caso email grilline intercettate dalla Casaleggio Associati. Il tutto senza neppure rendersi conto di spararsi sui cosiddetti visto che qualora la politica della “trasparenza” adottata dai grillini – o fatta adottare, con le buone o con le cattive – dovesse approdare anche da loro si sa come si potrebbe iniziare ma non dove si andrebbe a finire, cosa verrebbe a galla dal doppio fondo del calderone fumante.

Di sicuro si può dire con certezza che sia a Roma che a Milano, gli italiani, specie quelli che avevano sempre sostenuto il PD, hanno dato un segnalo tonante, importante e hanno praticamente detto che l’era del popolino fatto fesso e contento è praticamente finita. L’unico a non essersene accorto sembrerebbe essere proprio quel Matteo Renzi che con la sua cricca di fedelissimi continua a fare e a disfare come nulla fosse, come se il momento del redde-rationem non dovesse mai arrivare. A questo punto però – negli altri cittadini che non sono la cricca renzistica – sorge un dubbio legittimo: ma che valore hanno quei sondaggi che continuano a dare il PD di qualche punto sopra il M5S? A parte i circoli che dipendono per clientelismo consolidato da queste realtà obsolete della poltica, e una parte minoritaria di popolazione che per motivi di età ma anche per una sorta di “invalidità” culturale conclamata in Italia sono ancora intellettualmente succubi dei telegiornali del servizio pubblico, e bevono tutto ciò che gli viene raccontanto senza opporre la minima opposizione mentale (a tranquillizzarli è sufficiente la cravatta renziana e la faccia pulita del bravo ragazzo), quale è il bacino elettorale che promuoverebbe questa supremazia? Il dubbio mi assilla ed è di quelli che non vogliono andare via facilmente.

Image6444Resta quindi l’annoso problema della subalternità della Stampa al governo e alle sue ragioni interessate. Personalmente ritengo che bisognerebbe fare un monumento a Marco Travaglio e a tutta la redazione de “Il Fatto Quotidiano” perché davvero stanno conducendo in questo periodo della nostra storia una battaglia unica, che dovrà essere raccontata un giorno, alla stregua del Davide che lottava contro Golia. Se per una qualsiasi ragione (e personalmente non considero Matteo Renzi troppo diverso dall’Erdogan che ha fatto chiudere le testate in opposizione come hanno dimostrato i giorni della “Leopolda”, l’impedimento è rappresentato dal solo fatto che l’Italia non è comunque la Turchia), domattina “Il Fatto” venisse chiuso, non sarebbe solo la Freedomhouse.org a dover correre affannata a toglierci dal 73simo posto che attualmente occupiamo in materia di libertà di stampa per collocarci direttamente  tra i paesi “non classificati”, ma saremmo noi a ritrovarci alla stregua dei carbonari d’antan intenti a decidere che cosa sarebbe stato necessario fare per proteggere il futuro libero e democratico dei loro figli.

E per chi avesse ancora dei dubbi confronti anche solo la featured image di questo pezzo tratta da “Il Fatto” con la seconda immagine pubblicata qua sopra che rappresenta il racconto del Corsera in quelle stesse ore (e in verità durante tutta la giornata di ieri e la prima mattinata di oggi) ai suoi lettori. Confronti e ne tragga le dovute conclusioni, non serve neppure troppo, basta solo qualche neurone… anche rincoglionito!


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