di Rina Brundu. Incredibile ma vero, c’é un’altra notizia straordinaria da rilanciare in queste ore di intensa preoccupazione per i cittadini di Genova: è scomparso Matteo Renzi! Dopo mesi in cui il suo bel faccione tondo ci augurava il buongiorno la mattina e la buonanotte la sera prima di andare dormire, il nostro Premier non lo si trova più! È scomparso dalle prime pagine dei giornali importanti, è scomparso dalle aperture dei telegiornali nazionalpopolari et non, non si fa più intervistare da Fabio Fazio e anche le agenzie giornalistiche straniere ne hanno perso ogni traccia.
So much per un Presidente del Consiglio che ha puntellato le compagne politiche con motti ispirati (e, talvolta, copiati), quali “Yes, we can”, “C’é un’Italia da ricostruire”, “Basta col disfattismo”, and so on and so forth. Evidentemente nel progetto di ricostruzione mancava la possibilità di sporcarsi la giacca di fango! Resta il fatto che c’é davvero qualcosa di sconcertante in questa corsa dell’intero mondo politico a “dissociarsi” dalle cose di Genova. Il caproespiatorio è (anche giustamente) diventato il sindaco della città e costui, ligio a cotanto dovere, con un volto stanco e uno sguardo sperduto, rassegnato, si aggira per i quartieri allagati, anche mediatici, solingo e triste, impotente, a volte tenero, trasmettendo un’impressionante e quanto mai rara immagine del vero volto del renzismo. Nisi caste saltem caute, se non vuoi agire onestamente vedi di farlo almeno con furbizia, consigliavano gli antichi e perché non ubbidire?
“Lo scaricabarile finisce qui”, leggeva invece la scritta, scolpita su un blocco di marmo che il 33simo presidente degli Stati Uniti d’America, Harry S. Truman, teneva sulla sua scrivania. L’idea era di trasmettere il messaggio che non vi fossero altre autorità superiori a cui rivolgersi e che comunque non servivano. Altri tempi, altri luoghi, altro modo di intendere la politica, altra statura.
Featured image, Harry S. Truman.