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Quello che il renzismo non dice (32): sull’intervento del ministro Boschi a CHE TEMPO CHE FA di Fabio Fazio. Sull’insostenibile leggerezza dell’essere renzisti e sull’affettazione dello scrittore arrivato.

Creato il 27 ottobre 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Maria_Elena_Boschi_daticameradi Rina Brundu. Puntata sottotono quella di ieri sera per il collaudato programma di Fabio Fazio CHE TEMPO CHE FA. Non ho ancora deciso cosa sia stato più noioso: se la prima intervista con il noto (o quasi) scrittore, impegnato a raccontare la sua ultima fatica in quanto parto intensamente doloroso, figlio a tratti non voluto, figlio dubitato, figlio infine riconosciuto e intellettualmente accettato soprattutto per necessità editoriali o il successivo soporifero intervento istituzionale della ministra Maria Elena Boschi.

Diversamente da Rosi Bindi, ritengo che il bel viso e il sorriso solare di Maria Elena Boschi siano un valore aggiunto importante per il nostro Sistema ansioso di scrollarsi di dosso la muffa accumulata nelle decadi andate, certo è che un bel sorriso e un bel volto non arrivano a tutto. Fermo restando che l’istruttore di galateo mediatico-comportamentale della Boschi è senz’altro più in gamba di quello assunto dalla Serracchiani (qualcun altro ha notato come sia la Serrachiani che l’onorevole La Russa sembrino utilizzare le stesse strategie tecniche comunicazionali in tv? Sguardo fisso alla camera e recitazione veloce di tutta la poesiola imparata a memoria che manco i solerti doppiatori del rimpianto Istituto Luce sarebbero riusciti a stare loro dietro!), resta il fatto che c’é ancora tanto da lavorare sui contenuti.

Di fatto, se lo scrittore di cui sopra trasmetteva un senso di insostenibile affettazione, artificiosità, ostentazione, posa, senza riuscire a spiegare in due righe le ragioni importanti per cui un lettore qualunque avrebbe dovuto acquistare il suo testo, l’onorevole Boschi non ha fatto che confermare l’idea di vuoto e di posticcio, di insostenibile leggerezza che a tratti sembra caratterizzare il renzismo più rampante. Alla maniera della Serracchiani e dell’onorevole La Russa anche lei sembrava avere imparato una poesiola a memoria e pareva pure la prima della classe nel suo ripeterla con maggiore naturalità. Il problema però è dato dal fatto che in politica la passione conta e dunque, nel dubbio, non avrei esitazioni nello scegliere la performance dei primi due, nel dar loro maggior credito.

E poi basta, santiddio!, con questo buonismo borghese e vittoriano a tutti i costi: avere le palle per parlare sopra le righe di qualcuno, o di un Partito, è caratteristica prima del politichese più nobile! Anzi, confinati come siamo dentro le rigide maglie del politically correct, sempre e comunque, chi di noi non vorrebbe entrare in politica solo per togliersi quel tipo di soddisfazione dialettica? Diceva Mao Zedong: “ La rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia, la rivoluzione è un atto di violenza”. Aggiungerei io che la rivoluzione non si può fare con il vuoto.

In genere però se lo diceva lui c’è da crederci! Certo, Mao era di sinistra ma….

Featured image, il ministro Maria Elena Boschi, fonte Wikipedia. Una foto migliore, no?

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