di Rina Brundu. Con la prossima, annunciata, partenza del Presidente Napolitano dal Quirinale, è già scattato il totopresidente. Secondo l’art. 84 della Costituzione “Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni di età e goda dei diritti civili e politici”. Domanda: ma perché con circa 60 milioni di italiani nella penisola, e quasi altrettanti sparsi per il mondo, i nomi papabili – almeno a leggere i giornali renzisti (e.g. tutti, tranne l’Eco di Canicattì, il Daily Herald di Bergamo di sotto e L’immigrato impenitente stampato a Lampedusa quando il mare è calmo), sono quelli dei soliti noti in politica? Perché il presidente non potrebbe essere qualcun altro, altrettanto conosciuto e meritevole, ma che nel tempo si sia pure reso effettivamente utile alla società?
Che poi le domande pregnanti che uno si pone sono anche altre. Ad esempio, perché ricandidare Romano Prodi? Che i 101 franchi tiratori di pochi anni orsono abbiano tutti subito una qualche crisi esistenziale o mutazione genetica (gene renzianum??), che li ha portati al pentimento? E perché candidare Walter Veltroni? Qual è il suo claim-to-glory? Forse una qualche recensione cinematografica che ha fatto tremare i polsi a script-writers del calibro di Sorkin? E perché viene fatto il nome di Giuliano Amato? Amato da chi? E Piero Fassino? Forse per riproporre su scala nazionale l’ottimo lavoro svolto in quel della Torino che fu (nel senso che non é più!)? E la Roberta Pinotti? Magari un bonus per la metodologia splendida con cui è stata portata avanti la trattativa con l’India per il caso marò? E Laura Boldrini? La presidenza della Camera non l’impegna abbastanza?
Ma, soprattutto, perché viene continuamente tirato fuori il nome di Angela Finocchiaro? Che la sede della presidenza della Repubblica sia in procinto di essere trasferita all’Ikea? Mai che si leggano nomi quali Mario Rossi, Pinco Pallino, sora Palmira. Il fatto è che non siamo un paese serio. E lo diventiamo di meno ogni giorno che passa. Ogni giorno in cui siamo costretti anche a sentire pseudo-minacce di questo o di quel nostro rappresentante (magari ai massimi livelli), che usa l’elezione dalla più importante carica dello Stato come arma di ricatto politico. Che vuol dire, per esempio, che se Tizio o Caio non mantegono i patti, il presidente verrà eletto soltanto da una parte?? La “nostra” parte? Ma il Presidente della Repubblica non dovrebbe essere il presidente di tutti? Non dovrebbe essere questa una occasione di assoluta convergenza delle idee e delle intenzioni per garantire continuità e solidità alla madrepatria?
Then again – e dato che la candidatura della sora Palmira verrà difficilmente considerata, dato che la candidatura di un politico ci verrà comunque imposta – io non mi smuovo: Emma Bonino for President! Nel dubbio meglio optare per una donna e per una sana passione politica stile anni più-civilmente-impegnati, che anche se fuori-moda può sempre fare una differenza.
Featured image, Emma Bonino.