Quello che il renzismo non dice (44) – Di speranza e per carità. Giovani leader anti-renzisti crescono e fanno opposizione interna: Civati, Fitto, Pizzarotti.

Creato il 25 novembre 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Rina Brundu. Secondo Matteo Renzi l’astensionismo alle regionali è un problema secondario. Un poco come trovarsi nel Bengala a godersi il safari e ignorare l’incombente galoppata degli altri elefanti che fino a quel momento erano rimasti a guardare. L’ennesima fortuna del premier è che per adesso le truppe avversarie sono decisamente prive di comandante carismatico e la riorganizzazione pare lontana; meglio dunque fare ciò che al renzismo riesce meglio,  correre a Strasburgo per farsi fotografare dal Corriere in prima fila e plaudente il discorso di Francesco.

Non è detto  comunque che questa ennesima tornata elettorale non possa rappresentare un punto di svolta importante rispetto al pernicioso status-quo. Di fatto per la prima volta da diverso tempo sta chiaramente emergendo una diversa squadra di giovani politici che hanno una caratteristica in comune: fanno opposizione all’interno dei propri partiti e chiedono a gran voce cambiamento. Da questo punto di vista nello stesso PD fa notizia la presa di posizione di Civati che ha annunciato il suo no al Jobs Act insieme a quello di altri 30 parlamentari. Questo “no” della minoranza PD fa notizia non tanto per il fatto in se, che è questione fondamentalmente nota, quanto piuttosto perché la deriva capitalistica renzista quasi regala un nuovo prezioso vestito ai vecchi imperatori e alla vecchia dirigenza all’insegna del saggio adagio che forse non è il caso di buttare il bambino insieme all’acqua sporca.

A destra, più interessante della cavalcata populistica del pur simpatico Matteo Salvini (un tratto di cui purtroppo difetta l’altro Matteo!), è il sempre più determinato scalciare di Raffaele Fitto tra gli scranni di Forza Italia. Determinato “scalciare” che forse merita più attenzione di quella normalmente ricevuta: non è da tutti protestare a viva voce nel principato berlusconico e quel coraggio merita se non altro molto rispetto. Difficile però – data la sua lunga storia politica e i molti nemici che si è fatto nel tempo in seno al Partito – che Fitto possa riuscire a diventare un punto di riferimento carismatico per tutto il centro destra, anche nel caso in cui ricevesse l’appoggio incondizionato di Berlusconi. Proprio vero che i vecchi peccati (parlo di quellli relativi alla medologia di gestione del potere preferita dal berlusconismo) gettano lunghe ombre e questo è un caso lampante.

A ben guardare c’é un solo movimento e un solo personaggio che potrebbe fare una reale differenza e diventare un avversario politico di Matteo Renzi, credibile e rispettato. Secondo me questo player è Federico Pizzarotti, il sindaco di Parma che proprio oggi avrebbe detto «Italiani stufi pure di noi, mi aspetto un chiarimento da Grillo». Anche lui, come si evince, sembrerebbe impegnato a fare opposizione interna, a chiedere a gran voce il necessario cambiamento e per il momento appare destinato anche lui a restare inascoltato. Eppure Pizzarotti avrebbe decisamente una marcia in più rispetto agli altri giovani leader citati; e l’avrebbe proprio in quanto emblema di un “grillismo” diverso, proprio in quanto emblema di quella sana società civile che avrebbe dovuto prendere il posto della “casta” quando l’impero si è sfaldato per manifesta incapacità e corruzione conclamata. Ma non è detto che sia già troppo tardi.

Featured image, il quotidiano omaggio, poster, del Corriere.it dedicato al leader; non a Francesco, s’intende.

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