Quello che il renzismo non dice (61): Esclusivo! Finalmente Renzi parla della CRISI…. dei Talk Show. E sul gran rifiuto di Machiavelli “Governare sarà pure far credere, ma faccia senza di me, messere”.

Creato il 27 gennaio 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Rina Brundu. Subito ripreso dai giornali-di-partito (alcune redazioni hanno assunto diversi co-co-co con il compito preciso di riportare direttamente in prima-pagina ogni termine, nome, avverbio, aggettivo, finanche congiunzione che appaia sulla pagina Twitter del PresDelCons), ieri Matteo Renzi ha così twittato: “Trame, segreti, finti scoop, balle spaziali e retropensieri; basta una sera davanti alla TV e finalmente capisci la crisi dei talk-show”.

Qualis pater, talis filius: ci fu infatti un tempo in cui anche Silvio Berlusconi venne fuori con una simile critica a questi programmi stile neurone-rincoglionito, solo che nel suo caso di vero “scoop” si trattava dato che l’ex Premier era ed è uno degli importanti players-editoriali che investono in simili produzioni. Certo è che se Matteo Renzi parla di talk-show bisogna ascoltarlo. È indubbio che se ci sarà mai un motivo per cui il renzismo verrà ricordato dai posteri sarà per il suo ruolo…”mediatico”. Per l’okkupazione determinata e decisa di ogni luogo virtuale e reale che sia o sia stato anche solo indirettamente legato ad una situazione mediatica-favorevole da sfruttare. Dai tempi “eroici” delle ospitate stile Happy Days nel defilippiano “Amici”, al “tocco” internazionale e topico offerto dall’arrivo della Concordia al porto di Genova, a infiniti altri momenti simili. Insomma, dobbiamo riconoscere che Matteo Renzi non si è fatto mancare nulla: escluse le situazioni a “rischio-passerella” quali esondazioni, allegamenti e altre disgrazie naturali o perpretate, s’intende!

Fa piacere comunque sentire il nostro giovane Premier usare per la prima volta la parola CRISI… e tale è la speranza che questo imprevisto giro-di-vite semantico produce che si sorvola pure sul fatto che di televisione egli stia parlando. E poi come non essere d’accordo? Trame, segreti, finti scoop, balle spaziali e retropensieri sono davvero il pane quotidiano di questi contenitori mediatici assolutamente inutili e informativamente ridondanti, quando non didatticamente pericolosi. Meglio ancora, perché non chiuderli? Ma soprattutto perché non cominicia proprio Matteo Renzi a dare il buon esempio evitando di frequentarli con tanto entusiasmo? E magari pregando i direttori dei principali telegiornali e giornali italiani di risparmiarci il peggio della Sindrome da asservimento governativo che – come mai prima nella nostra storia repubblicana – abbiamo dovuto subire nell’ultimo anno e che purtroppo stiamo ancora subendo.

Detto questo, a sentire l’ultima intervista alla deputata Ncd Nunzia De Girolamo (anche lei, con le sue gatte da pelare), sembrerebbe che qualcosa per le altre tipologie di CRISI…. per esempio quella occupazionale, il Premier l’abbia fatta: «Controllate me, ma quanti toscani ha piazzato Renzi?», ha dato ad intendere questa sua collega di governo. Francamente non lo so quanti toscani abbia piazzato Renzi (non ho ragioni per pensare che Conti condurrà il prossimo Sanremo per altri motivi che non siano il suo “merito”!); di fatto, in questa sede posso solo confermare la risposta fatta pervenire al suo entourage da un mio toscano amatissimo, Niccolò Machiavelli, dopo che gli sarebbe stato proposto di diventare un altro dei suoi preziosi collaboratori targati FirenzeGovernare sarà pure far credere, ma faccia senza di me, messere”.

Featured image, Niccolò Machiavelli nello studio, Stefano Ussi, 1894

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