«Maso rispose che le più si trovavano in Berlinzone, terra de’ Baschi, in una contrada che si chiamava Bengodi, nella quale si legano le vigne con le salsicce e avevasi un’oca a denaio e un papero giunta; ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava più se n’aveva; e ivi presso correva un fiumicel di vernaccia, della migliore che mai si bevve, senza avervi entro gocciola d’acqua».Dal “Decamerone – Calandrino e l’elitropia” di Giovanni Boccaccio.
di Rina Brundu. “Too many jokes, too many jokes” chi ha familiarità con la lingua inglese sa che questa espressione viene usata per lo più in contesti ironici, laddove si crea una situazione tanto assurda e/o paradossale e troppe battute vengono alla mente di chi la vive quella situazione. Così, lui o lei, non sapendo cosa scegliere, opta appunto per la battuta più scontata che naturalmente è: “Troppe battute, troppe battute”. Scagli la prima pietra chi, leggendo del nuovo scandalo “calcistico” italico, non ha pensato di trovarsi in uno di tali contesti assurdi e/o paradossali, degni momenti to-remember dei programmi dedicati agli scherzi con candid-camera.
Mi sbaglio? Dunque, vediamo se riesco a provare la mia tesi… In primis, abbiamo una specie di boccaccesco ex-paese di Bengodi economicamente immerso nella cacca che, forse per scordarne l’odore o per illudersi che d’oro fuso si tratti (e non di cacca), “si fa” per una settimana intera con un primetime dedicato al pseudo-intrattenimento musicale e gossiparo di matrice nazionalpopolare. Poi c’è Tavecchio. Tavecchio chi??, diranno i miei due lettori (nda: in passato i lettori erano tre ma il terzo lo hanno internato di recente). Quel Carlo Tavecchio che, non troppo tempo fa, veniva così celebrato dal giornale online goal.com “Italian football scored yet another own goal on Tuesday after FIGC president Carlo Tavecchio was suspended by Uefa for six months for his recent racist comments” (Il calcio italiano ha fatto l’ennesimo autogol martedì dopo che il presidente FIGC Carlo Tavecchio è stato sospeso dall’Uefa per sei mesi dopo le sue dichiarazioni razziste). Per inciso questo è uno dei commenti più teneri proposti dalla stampa internazionale e riguarda solo UNO degli “scandali” in cui il presidente FIGC è stato coinvolto.
Quindi c’é Lotito. Chi é Lotito? ‘zzo ma non sapete proprio nulla, informatevi, perdindirindina! Claudio Lotito è il presidente della Lazio che ha avuto la sfiga di vedersi registrata una conversazione telefonica dove tra le altre cose diceva «Ho detto ad Abodi: se me porti su il Carpi…se me porti squadre che non valgono un c… noi tra due o tre anni non c’abbiamo più una lira. Se c’abbiamo Frosinone, Latina, chi li compra i diritti?..». Dov’é lo scandalo in codesto contesto? Lo scandalo è naturalmente nell’usage della lingua italiana, con Dante, Boccaccio e Petrarca che hanno sobbalzato all’unisono nella tomba. Il contenuto della conversazione, racconta, invece, né più né meno ciò che pensano tutti gli altri players che hanno responsabilità più o meno rilevanti nel mondo del nostro calcio professionistico; fermo restando che il galateo del magna-magna generale richiede che dati pensieri rimangano tali, bisogna insomma evitare il danno.
Oltre il danno la beffa! Ecco, questo è stato invece il tristo destino toccato al povero Lotito. Di fatto sentirsi rimproverare per tale esternazione telefonica da un Carlo Tavecchio prontamente riscopertosi maestro di vita, è un poco come precipitare in un pozzo colmo di cacca-mobile (è simile alla sabbia mobile, ma pure diversa) e poi mettersi a cantare a squarciagola (vedi l’ex-paese di Bengodi di cui sopra), ben sapendo che in quelle situazioni tutto bisogna fare fuorché cantare. «Toni e contenuto della telefonata sono da censurare, così come le modalità con cui è stata realizzata. La Figc è garante della regolarità del campionato, le promozioni sono decise dal campo, ogni altra logica è inaccettabile» avrebbe infatti tuonato Tavecchio e confesso che, non appena ho letto questa dichiarazione, io stessa ne sono rimasta profondamente impressionata come, immagino, buona parte degli italiani (almeno quelli che di norma si fanno con pasticche standard e non con quelle di tipo mediatico menzionate nell’incipit).
Finito? Magari! La ciliegina sulla torta di tutto il disgraziato affaire l’ha invece procurata il solitamente riservato Graziano Delrio, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri del primo governo Renzi. Il quale Delrio si sarebbe sentito in dovere di intervenire con quest’epocale ipse-dixit: «Il calcio deve cambiare». Per completezza dell’informazione bisogna ricordare che il braccio destro del renzismo, nello stesso frangente, avrebbe finanche dichiarato: “Non ci sono le mezze stagioni”, “Una rondine non fa primavera”, “Moglie e poi dei paesi tuoi” ma i giornalisti pagati dall’ex-Cav se ne sono guardati bene dal pubblicare pure queste perle di saggezza, come a dare tacita conferma della linea di opposizione-dura e senza sconti annunciata dal leader di FI.
Com’era? Ah sì… Qui l’Italia “si fa” o si muore.. dal ridere. E ho detto tutto.
Featured image, il paese di Bengodi, fonte la Rete. Grazie.