Quello che il renzismo non dice (8): dopo la retrocessione all’ottavo posto tra le potenze economiche (FMI – World Economic Outlook Data), amarcord dell’Italia da bere e craxiana… o quasi.

Creato il 30 luglio 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Giuseppe Leuzzi. Non c’è solo lo scavalcamento da parte del Brasile, nell’ultima graduatoria del Fondo Monetario, con la retrocessione all’ottavo posto tra le potenze economiche mondiali. Tallonata per pochi miliardi di dollari dalla Russia e dall’India – la Banca Mondiale, in un aggiornamento all’1 luglio, ricalcola il pil della Russia a 25 miliardi più di quello italiano. Questo se si resta alla graduatoria del prodotto interno lordo ai prezzi correnti. Per parità di potere d’acquisto, invece, l’Italia è già all’undicesimo posto, superata anche dal Messico, oltre che dall’India e dalla Russia. Tallonata da presso dalla Corea del Sud, che ha 50 milioni di abitanti, un sesto meno dell’Italia, e ha avviato la modernizzazione con vent’anni di ritardo, per l’invasione e la divisione.

Ma non c’è solo il ribaltone in classifica nell’ultimo “World Economic Outlook” che l’Fmi rende disponibile. C’è – alcuni grafici lo mostrano impietosi – che l’economia mondiale è cresciuta e crescerà in modo straordinario, quella italiana si è ristretta. La constatazione che oggi la Cigl fa, che lavora appena un italiano su due, mentre erano tre su cinque pochi anni fa, si scontra con un’economia globalizzata nella quale il lavoro è cresciuto di un miliardo duecento milioni in trent’anni. Il lavoro dipendente è cresciuto cioè di tre-quattro volte – è la ragione sufficiente della globalizzazione, di cui solo snobismo si può non capire la portata e anche la necessità. Di quaranta milioni l’anno. Di oltre centomila posti di lavoro al giorno. Di settantacinque al minuto. In luoghi remoti, Shanghai o Shenzen, o Singapore, Giakarta, Hanoi, Mumbai, Lagos, ma non più tanto, il mondo si è ristretto.

Gli Stati Uniti sono passati da un pil di 2,9 bilioni di dollari nel 1980 a 17,5 nel 2013. E saranno a 23 mila nel 2030, calcola il Fmi. La Cina è balzata da 303 miliardi a 10 bilioni. E punta a 26 mila, a superare gli Usa. La Germania è passata da 826 miliardi a 3,9 bilioni. L’Italia da 470 miliardi a 2,2 bilioni. Ha partecipato a questa espansione, ma in modo limitato, e sempre marginale.

Sembra remoto il tempo, ed era solo trent’anni fa, meno, che l’Italia superava la Gran Bretagna come potenza economica, quasi alla pari con la Francia, al quarto posto quindi nella graduatoria mondiale. Poi venne il diluvio, con gli errori monetari a catena e gli errori politici, sotto l’attacco di Soros alla lira e quello simultaneo di Milano alle istituzioni. Che hanno liberato un ventennio di spaventosa corruzione, e di degrado della Funzione Pubblica – una storia che ha molti punti oscuri e forse per questo non si fa. Soprattutto sono stati ferali gli ultimi sette anni, quelli della recessione. Ancora nel 2005 l’Italia era solidamente la sesta in graduatoria tra le potenze economiche, avendo fatto posto alla Cina. – il Brasile era ancora doppiato, 1.800 miliardi di dolari contro 900.

Featured image, overview of the World Economic Outlook Projections


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