Quello che il renzismo non dice (94) – Di come dopo l’odierno articolo del The New York Times mi sia convinta della bontà del renzismo. E dell’inglese del premier.

Creato il 01 aprile 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Rina Brundu. “Guardiamo l’Italia da Berlino. In quale altro leader può rimettere la sua fiducia la signora Merkel? Renzi è il solo” così avrebbe parlato l’analista politico Roberto D’Alimonte almeno a leggere l’incipit dell’epocale pezzo di Jim Yardley “In Italy, Matteo Renzi aims to upend the old world order” (In Italia, Matteo Renzi mira a scardinare il vecchio ordine costituito), pubblicato quest’oggi dalla prestigiosa testata americana “The New York Times”. Certo, in altri tempi, la domanda mi sarebbe venuta spontanea: ma perché guardare l’Italia da Berlino e non viceversa?

In altri tempi; oggidì, specialmente dopo la lettura di questo sostanziale articolo dedicato me ne guardo bene dal fare critiche. Specialmente dal criticare un premier che, sempre a sentire Yardley, avrebbe “sfidato sovente l’austerità di bilancio, ammonendo sui maggiori problemi che procura l’incapacità dei leader di passare a misure capaci di favorire la crescita economica” e ad un tempo sarebbe diventato grande amico della Cancelleria Angela Merkel. Per non parlare poi del rischio corso nel tentativo di trasformare il PD in un partito vincente; un rischio che sarebbe stato reale avrebbe spiegato Renzi “in un inglese che” secondo il giornalista statunitense “si è attirato lo scherno nei social media ma che è migliorato velocemente negli ultimi mesi”.

Per Yardley “il da fare” renziano resterebbe comunque tanto in “un paese dove la politica è sovente rimasta a guardare”. Fortuna che indifferente agli elogi dei sostenitori (alle agiografie dei giornali, alle marchette mediatiche, agli spot televisivi) che lo considererebbero “l’ultima speranza d’Italia” così come alle critiche di chi non ne apprezza il tratto autoritario, il nostro premier sarebbe più che altro divertito dal suo stesso scarso “interesse per la carica che ricopre”.

Dulcis in fundo neppure in questa occasione mediatica globale è venuto a mancare l’imprescindibile statement-to-remember (i.e. dichiarazione ad effetto): “Per l’Italia è infine arrivato il tempo di decidere. Io sono il leader più giovane che il paese abbia mai avuto. Sto usando la mia energia e il mio dinamismo per cambiare il paese. Ritengo sia finalmente ora di scrivere una nuova pagina nella storia d’Italia e non posso lasciarmi frenare dai vecchi problemi del passato”.

Come detto: renzista hic et nunc! Sorry… have become a Renzi’s supporter: HERE and NOW!

Clicca qui sotto per leggere l’articolo originale completo di Yardley e verificare di persona  (???) il netto miglioramento dell’inglese del premier.

In Italy, Matteo Renzi Aims to Upend the Old World Order

Featured image, The front page of The New York Times on July 29, 1914, announcing Austria-Hungary’s declaration of war against Serbia.

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