“Martha, vuoi sposarmi? Ora, subito, davanti a Dio!”
La voce penetrante risvegliò Martha, che si mise a sedere sul pagliericcio dov’era stesa. Dapprima non vide nulla, stava dormendo profondamente, poi il viso di Noah comparve oltre le sbarre, all’accendersi di una candela. La ragazza portò le mani al petto, sorpresa e timorosa: “Sei tu, a quest’ora della notte!”
Lui sorrise allungando un braccio: “Se vuoi sposarmi, avrai l’assoluzione!”, le annunciò con gioia.
Alzandosi Martha scosse il capo, ancora confusa dal sonno: “Come lo sai? E come sei entrato qui?”, domandò sottovoce, avvicinandosi.
Si udì un respiro, una specie di rantolo, nell’angolo più buio, per un istante sembrò il ringhio sommesso di una bestia, e Martha indietreggiò: “Chi c’è con te?”
“Non preoccuparti! Ho parlato con il pastore Carver, se ci sposa subito, saremo liberi di andarcene. Ho già firmato le carte e adempiuto una clausola che non puoi capire…”, dal tono sembrava poco propenso a svelare la realtà, Martha pensò subito che si trattasse di un pagamento. Non se ne curò, qualsiasi cosa pur di essere libera, qualsiasi prezzo andava bene per fuggire con Noah, che la guardava con occhi caldi d’amore.
Guardando verso il punto scuro dove il reverendo si celava, Martha si riavvicinò alle sbarre: “E’ vero?”, domandò alla figura che non scorgeva.
“Certo che lo è!”, esclamò Noah cercandole la mano.
Martha si fece timorosa: “Sarah dov’è?”
Il ragazzo fece spallucce: “Sta dormendo. Meglio non coinvolgerla, meno sa e meno rischi corre. L’importante è risolvere tutto. Avanti, vieni qua e dammi un bacio.”
Martha arrossì: “Davvero mi sposi?”, balbettò.
“Certo, ma prima devi darmi un bacio. Sai, dove devi baciarmi? Proprio qui!”, e voltandosi di schiena si chinò, abbassandosi i pantaloni, mentre il viso rivolto dalla sua parte perdeva le sue fattezze, rivelando i lineamenti di Joshua.
Martha prese a strillare e allora lui si rialzò, guardandola con occhi duri e arrabbiati, e disse con voce profonda e roca: “Oh, andiamo, puttana! Baciami il culo e sarai libera da tutto! Sarai la regina della congrega!”
All’improvviso una torcia illuminò l’ambiente vuoto e fratello Jeremiah, che faceva la guardia di notte, si avvicinò preoccupato: “Che accade, state male?”
Martha si guardò attorno, il volto rigato di lacrime, e si rese conto di aver sognato.
Nello stesso momento, al piano di sopra, il reverendo Carver faceva tutt’altro tipo di sogno. Era a un banchetto con i personaggi più influenti dell’Essex, sedeva in un posticino d’angolo, convinto di non essere visto, temendo di essere di troppo a quel convito.
Il cipiglio del pastore di Andover, che lo fissava dal suo scranno, lo faceva sentire in colpa e a disagio. Anche se non udiva parole, comprendeva i pensieri dei presenti: dicevano che stava esagerando, che forse quel compito non era adatto a lui, ventilavano la possibilità di allontanarlo. William non sapeva a cosa mai si riferissero, ma per dimostrare la propria buonafede prese a giustificarsi, a dare spiegazioni, senza nemmeno sapere quale fosse l’argomento di discussione. I presenti lo ascoltavano scuotendo il capo, rimarcando che in tutto ci voleva misura, che lui aveva ormai oltrepassato il limite.
Il reverendo Carver si faceva sempre più piccino, nella seggiola su cui stava ormai appollaiato, mentre il pastore di Boston incombeva su di lui. Poi quella figura si trasfigurò in un volto angelico, che prendendogli la mano lo condusse fuori, in un giardino meraviglioso.
Ascoltando gli insegnamenti mistici dello sconosciuto portatore di rivelazioni, William Carver si sentì illuminato dal sapere e dalla consapevolezza, comprendendo che quel banchetto nascondeva insidie di cui doveva liberarsi al più presto, per raggiungere la pace nel cuore.
Quando infine rientrò nel luogo dell’assemblea, la situazione era completamente mutata, l’atmosfera era rilassata e tutti si rivolgevano a lui, congratulandosi, annunciando che volevano nominarlo capo del Tribunale ecclesiastico, seducendolo con mille moine.
Pur sentendosi lusingato, William si schermì, consapevole della colpa nascosta in quel compiacimento, ma nel sonno congiunse le dita, in un gesto che pareva più soddisfazione, che fede.
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