( seconda parte qui )
Nell’arco dell’inverno Martha aveva permesso a se stessa di dormire sul petto di Joshua, di ammirare il suo corpo di ragazzo, di baciargli la bocca, di passare in rassegna ogni muscolo delle spalle e della grande schiena, di pettinargli i capelli morbidi e, per compensare il piacere donato, aveva mostrato al Joshua notturno i suoi piedi nudi, le ginocchia ammaccate dalle penitenze, aveva alzato le braccia perché la stringesse forte, si era lasciata misurare palmo a palmo dapprima attraverso la stoffa rigida del vestito della domenica e poi attraverso il velo trasparente di una tenda ricamata, vista una volta a un emporio di Andover.
Durante quei deliri tutto il resto perdeva d’importanza e, mentre attraversava le vie del villaggio vestita soltanto del grembiule, non si sentiva mai a disagio.
Non pativa il freddo di febbraio, segno che si trattava di un sogno, eppure il vento le solleticava le natiche nude e il tessuto del grembiule le graffiava i seni delicati, rendendo incredibilmente realistica l’illusione, tant’è che a volte la sensazione di libertà e trasgressione superava l’emozione dello sguardo di Joshua su di sé o delle sue mani sul suo corpo.
Ignorante e priva di esperienza, nel dormiveglia Martha non poteva far altro che attingere ai pochi gesti visti o intuiti da animali e persone, così a volte Joshua faceva come il gallo e le saltava addosso all’improvviso, oppure sembrava imitare il cane cieco dei Prudence, che montava i sacchi di farina e i tronchi della legnaia. Memore dei fratelli, Martha non voleva che la prendesse al pari delle bestie della stalla, ma poi si diceva che era tutto nella sua mente, che nessuno lo avrebbe mai saputo, e si lasciava sedurre dal languore.
C’era un particolare, però, che la turbava ancor di più delle fantasticherie: il fatto che da qualche tempo Joshua la fissasse, quand’era convinto di non essere visto. Martha fuggiva il suo sguardo, quasi potesse indovinare le sue colpe, eppure quando a marzo lui le aveva fatto cenno con un sorriso complice e il consenso negli occhi, la ragazza si era imposta di smetterla con quel gioco assurdo, come se all’improvviso si fosse svegliata da un folle incubo.
In suo aiuto venne la primavera che, con la ripresa delle attività tra campagna e animali, le diede la spinta giusta per stancarsi tanto da indurre un sonno profondo, immediato e scuro. Se la presenza di Joshua tornava a tormentarla prima di dormire, la ricacciava nel suo angolino, come aveva imparato a fare con i brutti pensieri e, all’inizio dell’estate dei suoi quattordici anni, Martha non pensava già più a lui, rapita dalle gentili attenzioni di Noah Campbell, il fratello della sua migliore amica.
Un pomeriggio di luglio, il papà era con i fratelli nei campi e la mamma si trovava in visita a una vicina, Martha stava raccogliendo le verdure nell’orto quando, accaldata dall’arsura, si era alzata dal lavoro per dirigersi al pozzo. Fu in quell’istante che scorse Joshua seduto sulla staccionata. La ragazza abbassò la testa, mormorando un saluto, affrettando il passo per raggiungere casa ma, mentre passava a testa bassa vicino a lui, il ragazzo chiese, risoluto: “Perché non ti vedo più?”
Martha inciampò e dovette aggrapparsi alla staccionata: “Come?”, disse di un fiato, voltandosi appena verso Joshua che sedeva in alto, dominandola. Il sole alto nel cielo incorniciava i suoi riccioli biondi come fosse un’aureola dorata, il viso in penombra celava l’espressione degli occhi ma Martha sentì le ginocchia tremare e la paura crescere da dentro.
“Perché non torni la notte?”, insistette lui con gentilezza.
“Non so di cosa tu stia parlando, fratello Joshua.”, sussurrò lei, sentendosi sciogliere.
Il ragazzo sorrise scendendo dalla staccionata – la sovrastava comunque – e disse, sfiorandole la cuffietta: “Questa sera ti aspetto.”
“Martha?”, si udì la voce severa di suo padre, che stava tornando. Martha si affrettò a corrergli incontro, mentre Joshua lo salutava spiegando che era alla ricerca di Captain, il cane nero degli Haagen.
“Non ho visto cani in giro.”, rispose il papà guardandolo con diffidenza ma poi, quasi evocato dall’inferno, il latrato di Captain si udì dal sentiero e il lupo nero saltò scodinzolando addosso al ragazzo che si lasciò atterrare nella polvere e prese a giocare come se fosse un bambino. Tornando il semplice, stupido, povero Joshua.
Atterrita, Martha distolse lo sguardo e andò a chiudersi in casa, con la netta sensazione di essere vittima di uno scherzo crudele.
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