Quello che penso dell’Italia

Creato il 24 dicembre 2012 da Casarrubea

Prima o poi saremmo arrivati in questo cul de sac. Ora siamo tutti saputelli, con arroganza piuttosto che con umiltà, come le circostanze imporrebbero. E tutti, come quel povero sciagurato che si è messo a sparare per strada, sulle macchine dei passanti,  ce la prendiamo con i primi che ignari attraversano la strada, andando per i fatti loro. Tutti nemici e, nel migliore dei casi, estranei. Anche se è Natale, anche se tutti si dicono più buoni, e gli italiani preferiscono l’albero di Natale luccicante di luci e doni al vecchio presepe che si faceva una volta, con la sacra famiglia, i pastorelli, lo scemo del villaggio e i re magi.

L’Italia smidollata e spappolata si è messa in fermento, e i pazzi in libera uscita si sono messi a fare il bello e il cattivo tempo presumendo di salvare il genere umano perduto, tirando fuori ricette d’occasione.  Ricette d’ogni tipo che non scalfiscono la sostanza delle cose, uguale per tutti: nessuno mette in discussione lo spreco delle risorse, l’arte di arrangiarsi,  il sistema dei consumi, le varie forme di ladroneggio diffuso. Gli italiani di oggi hanno perduto anche la virtù di indignarsi, lasciando spazio alla rabbia urlata, senza idea di governo e di futuro. Tranne a trovare, poi, buone alternative al malessere profondo e diffuso.

Nessun politico ci dice come ci farà passare il voltastomaco. Lo fa, in modo appena accennato Bersani con la sua ricetta della socialdemocrazia europea. Il Pdl si sgretola e Fini, Casini e Montezemolo sognano la guida di Monti mentre il decaduto ex premier fa sapere che non accetterà di essere candidato. E’ già senatore a vita. Dice.  Bersani, dopo aver vinto su Renzi, lancia a modo suo le primarie per il Parlamento, dimenticando di essere corresponsabile del vergognoso mantenimento dell’attuale sistema elettorale che affida ai segretari di partito il compito di scegliersi i cortigiani e i leccapiedi di turno  per tirare avanti. De Magistris e Orlando s’agitano  pensando, con Ingroia, di uscire fuori dal pantano in cui una classe dirigente porcina ha rinchiuso gli italiani. E il massimo che concepiscono è un inesistente partito arancione. Monti nicchia e per il momento se ne sta a guardare. Cosa che non fa quella gelatina biliosa che è il movimento di Grillo: un formicaio di adepti al nuovo potere che i social network sono riusciti a esercitare su una massa enorme di italiani che senza bisogno di essere militarizzati sono inquadrati in tante piccole caserme.

C’è da augurarsi che in questo torpore masochistico in cui ci troviamo, le menti si illuminino, e spuntino, da qui a breve tempo, persone in grado di farci navigare in acque migliori, dopo averci tirato fuori dagli acquitrini. Dubitiamo che il miracolo possa avvenire in tempi brevi.

Molti segnali ci avvertono. Guardiamo, ad esempio, ai due italiani arrestati in India per avere aperto il fuoco sui marinai di quel Paese. Per i due graduati della Marina italiana, lo Stato ha fatto di tutto per averli a casa per Natale, mentre per diversi altri poveri cristi,  giornalisti o privati cittadini,  presi in ostaggio in Siria o in altre parti del mondo, di cui non si ha più notizia, lo Stato  finge di non sapere nulla e nulla ha fatto.

Il futuro dell’Italia non può riservaci tempi migliori, se un capo dello Stato, accompagnato da un rappresentante della Chiesa cattolica, considera come eroi due italiani che si sono resi responsabili dell’uccisione di due poveri pescatori indiani, e va a riceverli come se fossero stati già giudicati e assolti dalle autorità competenti.

Siamo alle solite, alla vecchia idea di Patria, quando si benedicevano armi e gagliardetti e il capo del fascismo invitava il suo popolo a credere, obbedire, combattere. O mi sbaglio?

GC


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