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Quello non ero io – diciottesima puntata

Creato il 28 febbraio 2011 da Olineg

 

Quello non ero io – diciottesima puntata

opera di Sam3, 2010, Lisbona

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È ora di cominciare ad analizzare la situazione, a mente fredda; se c’è qualcuno che vuole fare la festa a me e a Samuel, l’ipotesi più semplice è che sia la vittima di qualche nostro lavoro. Non oso immaginare quanti figli di puttana abbiamo generato… Victor Lustig verso la fine della sua carriera si fece costruire una scatoletta in mogano piena di ingranaggi, che passò alla storia come la scatola rumena, il destino del marchingegno era di essere venduto come macchina copia banconote, infatti se si inseriva una banconota, dopo sei ore la scatola ne sputava un’altra, uguale in tutto all’originale, ovviamente si trattava di un biglietto che Lustig aveva inserito nel fondo della scatola; la grandezza di Lustig è che non lasciava nulla al caso, il fatto che la scatola ci mettesse sei ore per sputare la banconota falsa era la chiave di volta per venderla, infatti si presentava al pollo dicendo che doveva pagare un grosso debito di gioco, ma con i tempi di lavorazione della scatola rumena non avrebbe mai fatto in tempo a mettere insieme la somma necessaria per non farsi tagliare la gola, allora vendeva quella macchina, che in realtà valeva molto di più, a 25 mila dollari. Un giorno in Oklahoma venne beccato da uno sceriffo, Lustig offrì allo sbirro la scatola magica in cambio della libertà e di 10 mila dollari, lo sceriffo abboccò ma presto si accorse che la scatola non funzionava, otto mesi dopo i due si rincontrarono, Lustig disse allo sbirro che non aveva seguito le sue istruzioni, per quello il meccanismo non funzionava, e lo dimostrò tirando fuori dalla scatola una banconota infilata nel fondo otto mesi prima, e si salvò di nuovo. Qualche tempo dopo lo sceriffo fu arrestato per truffa e altri reati, aveva anche riproposto ad un altro pollo il gioco della scatola rumena; la morale della favola è che il fottimento genera fottimento, in maniera esponenziale e irreversibile, è la legge dell’entropia. Certo nel nostro caso si passerebbe da una semplice truffa al tentato omicidio… c’è qualche passaggio che mi sfugge…
Mi accendo una sigaretta, abbasso leggermente il finestrino e appoggio lo zippo sul cruscotto, vedo con la coda dell’occhio l’albanese che lo guarda.
-Non ci pensare; è acciaio, non è argento.
Dico, ma lui non coglie la provocazione.
-Allora dov’è che vai?
Gli chiedo.
-Otranto.
-Otranto… bel posto per andare in vacanza…
Dico, ma lui non si scompone, con una mano sulla gamba e l’altra sullo zaino lercio. Non deve avere un gran senso dell’umorismo.
-Ve bene: io ti porto fino a Taranto, poi te la vedi tu…
E se volevano lavorarsi solo Samuel? Il fatto che Samuel sia rimasto solo è stato un caso, se quella della chiesa era una trappola volevano beccare anche me. E come hanno ridotto Samuel poi… mi fa pensare che non era lui il vero obbiettivo; gli hanno dato un colpo alla tempia, secco, un colpo e basta, uno che mette in scena quel teatrino con la location religiosa e tutto il resto, non lo fa per dare solo una botta in testa a uno, perlomeno si vuole divertire un po’, tipo bisturi chirurgico e cavetti voltaici sulle palle.
C’è una macchina della polizia sulla corsia di destra, spingo l’acceleratore tanto da riuscire a vedere il profilo degli sbirri, ma soprattutto guardo l’albanese, che non fa una piega… forse è davvero a posto.
-Hai fame? Ci sono delle patatine lì dietro.
Deduco dalla mancata risposta che non ha fame.
-Che fai? Lavori?
-Certo che lavora.
-E cosa fai?
-Muratore.
-Scusa ma non hai proprio il fisico dell’operaio edile…
E se Samuel è stato ridotto così… non so… da un barbone pazzo che intrallazzava nella chiesa, anzi meglio, da qualche satanista o roba del genere, che prima ha forzato la porta per rubare qualche cosa da usare nelle sue pagliacciate sataniche… Ho trovato Samuel non lontano da dove l’ho lasciato, non hanno trascinato il corpo, c’era una pozza di sangue non una scia, Samuel è stato colpito lì, non ha provato a scappare; forse il pezzo di merda è uno che conosciamo, uno da cui non ti aspetti che ti spacchi la testa.
-Acqua?
-Come?
-Dov’è acqua?
Mi volto verso i sedili posteriori, come un idiota, tanto lo so benissimo di non averla comprata.

Continua…

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