Non spetta al giornalista (e nemmeno al cittadino lettore) stabilire cosa deve essere pubblicato o meno:
Ecco, ritenute irrilevanti da chi? Da poteri oscuri che celano il malaffare? No, da quei magistrati che non le hanno neppure inserite nei loro fascicoli, tanto che andrebbero distrutte: e questa impostazione di non pubblicare le intercettazioni irrilevanti (bavaglio!) peraltro è già stata condivisa dai capi delle principali procure italiane. Ma non dagli amici del Fatto, che evidentemente le ritengono socialmente rilevanti: e come mai? Mica lo spiegano: «Leggendo i testi delle conversazioni che rischiano di essere segretate per sempre», recitava Il Fatto di ieri, «i lettori si potranno fare un'idea da soli». Cioè: pubblicano un' intercettazione per far valutare se andasse pubblicata. E mica è finita: «Il Fatto Quotidiano pubblica a partire da oggi una serie di trascrizioni e conversazioni e atti (di questa e altre inchieste) che dopo l' entrata in vigore della legge non saranno più pubblicabili». Così, per principio.Sullo stesso giornale, nella versione online, si può leggere oggi un articolo dove si parla del delitto di Yara Gambirasio, in cui è contenuto un testo inviato dal padre al numero della figlia.
Per puntellare questa concettuale cazzata con una traballante base teorica, poi, eccoti sul Corriere della Sera un contemporaneo scritto dell' avvocato Caterina Malavenda, tra l' altro legale del Fatto Quotidiano. Nei fatti, da tempo, Caterina Malavenda è diventata la sindacalista di tutti i passacarte che vogliono continuare a pubblicare qualsiasi intercettazione, e il fatto (nomen omen) che lei sia legale del Corriere della Sera, del Sole 24 Ore, e di Panorama, Rai, Sky, Fatto Quotidiano e tanti altri, beh, non rappresenta certo un conflitto d' interessi. Per andare al punto: ora che la Camera ha delegato il governo a occuparsi delle intercettazioni penalmente irrilevanti - quelle che sputtanano la gente tanto per sputtanarla - l' avvocato si è affrettata a sostenere che una legge su questo, in Italia, non serva: con ciò candidandosi al premio per la satira di Forte dei Marmi.
Ecco, la privacy in questo caso non vale.
Ne esistono più di una, di privacy, evidentemente.