Da Quentin Tarantino al Formaggino Grünland, passando per Goldrake e Lévi-Strauss. Questo, tanto per dire, era il Forum Cinema di Kataweb. Una manica di cazzari di talento che prendevano molto seriamente il gioco della critica cinematografica; oppure, viceversa, in modo giocoso qualcosa di serissimo (non l‘ho mai capito).
- Kissoff
- Inviato: Mar Nov 18, 2003 6:54 pm
- Titolo: Tarantino, la riconciliazione tradita
Non sono un ammiratore sfrenato di Tarantino e non ho amato Pulp Fiction, sebbene possa essere considerato il titolo per eccellenza della mia generazione. E del resto, se si eccettua l'ottimo Jackie Brown, credo che anche per Kill Bill, come in altri film del regista, sia inutile cercarvi un significato che vada oltre l'apparenza del dato presentato, dell'immagine messa in scena, della storia - più o meno scandagliata - attraverso la psicologia - più o meno abbozzata - dei personaggi. Tarantino gioca. Gioca con il caos di questi anni in cui la verità si frappone alla menzogna (Matrix), l'estetica anziché informare sul contenuto dell'etica diventa l'etica stessa, il bene e il male (cereali killer assassini?), il giusto e l'ingiusto. E gioca al cinema, rendendo tutto questo palese combinando i linguaggi (il cinema tradizionale con quello d'animazione), mostrando interni domestici visibilmente finti in cui con inquadrature dall'alto si vedono i personaggi transitare dal soggiorno alla cucina, come in un plastico del quale non c'è bambino che non abbia memoria e non abbia avuto voglia di possedere. Tarantino gioca con il sangue (troppo), con la furia hong-konghese di Bruce Lee che pesta Chuck Norris a colpi di Kung Fu al Colosseo di Roma (L'urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente) oppure - come mi suggerivano tempo fa dalla regia - citando Hannibal the Cannibal nell'asportazione della calotta cranica di O Ren. Gioca con il mito delle discipline orientali che agli occhi dell'occidente vengono restituiti, come da sempre avviene, in una forma spettacolarizzata, evirata di tutto quel che c'è nel substrato culturale delle arti marziali (la conoscenza di sé, il dialogo costante con la morte di ogni guerriero, il codice da rispettare). E infatti tutto è esagerato, gonfiato, dilatato. L'azione guerriera di Black Mamba si esaurisce in una susseguenza di salti impossibili, tecniche di respirazione improbabili, manipolazione elegante ma implausibile della katana. Tarantino gioca con il gusto del melo tipico delle cinematografie orientali che ravanano nel lacrimoso da cui si genera l'odio e il senso di vendetta (Goldrake che difende la terra contro le forze di Vega, distruttrici del suo pianeta d'origine. Stessa pasta). E dunque ecco cos'è Kill Bill (o almeno come l'ho interpretato): un gioco, un gioco ben condotto (ottimo tecnicamente) in cui come in un'opera di pop art statica si uniscono temi e motivi di una cultura (l'occidentale) che ormai ha collettivizzato ogni topos e trita tutto nel proprio rutilante codice sempre più in crisi di valori e di riferimenti (tra cui Sergio Leone, cantore di un'epopea western di plastica, cfr. Sam Peckinpah) ma poi neanche tanto ma forse anche troppo. E poi chissenefrega? È così. Un Regista non è un predicatore né un futurologo. Tarantino gioca con il suo/nostro Tempo, lo esaspera, lo illustra, lo distorce e ce lo mostra. Visionario, rutilante, smaccatamente falso così come lo abbiamo costruito e come lo rendiamo vero giorno per giorno tradendo magari le intenzioni post secondo conflitto bellico di inventare una nuova morale, abortita in Vietnam ieri ed in Iraq oggi come la gravidanza di Black Mamba. Insomma, uno scherzo quello di Tarantino. Ma come diceva Sordi ne Il Marchese del Grillo: "Quando se scherza bisogna esse' seri". E Tarantino scherza facendo seriamente del cinema.
- Pim
- Inviato: Mer Nov 19, 2003 2:33 pm
- Titolo: Quentin Formaggino
A me diverte paragonare Tarantino ai formaggini della nostra infanzia. Chi può dire di non averne mai assaggiato uno? Io lo spalmavo sul pane, e, confesso, ogni tanto lo faccio ancora. Basta non domandarsi troppo cosa c'è dentro (di sicuro non più i polifosfati, almeno) e regredire allegramente alla verde età senza pensare a cosa si sta mangiando. Tarantino è come uno di quei formaggini. Si può dirne legittimamente tutto e il contrario di tutto: non si sbaglia mai. I detrattori saranno sempre in numero uguale agli estimatori e ciascuno porterà elementi a proprio favore. Come per il Postmoderno. Alla fin fine, però, per non sbagliare io preferisco sempre un buon formaggio: magari la Fontina della Valle d'Aosta (mia sorella la pusher) oppure il Pont l'Évêque della Normandia (per fare l'esterofilo). A parte la metafora aterogenica, vorrei vedere Quentin Formaggino... pardon, Tarantino alle prese con qualcosa di più impegnativo che qualche sbudellamento. La qualità dell'Autore è indiscutibile. Sarebbe tempo che smettesse di sprecarla per farne dei formaggini.
- Kissoff
- Inviato: Mer Nov 19, 2003 7:42 pm
- Titolo: Re: Quentin Formaggino
Tsk! Tsk! Che dilettante che sei, Amico mio! Il formaggino non andava spalmato sul pane. Si faceva un forellino al vertice del triangolo (da evitare i Grünland che erano rotondi) e poi si spremeva facendo fuoriuscire il contenuto come dentifricio. L'abilità consisteva nell'evitare lo scapaccione che arrivava puntuale dal solito adulto educato e di buonsenso che si trovava nei paraggi. I più abili lo mangiavano così a tavola, spacciandolo come l'unico metodo possibile per evitare dolori di pancia, diversamente si sarebbe dato corso per rappresaglia allo sciopero della fame. Comunque coraggio, puoi recuperare. In fondo 'It's never too late'.
- Pim
- Inviato: Ven Nov 21, 2003 7:52 am
- Titolo: Re: Sulle modalità d'assunzione del formaggino (per Kissoff)
Riguardo alle modalità d’assunzione del formaggino coesistono diverse scuole di pensiero. Per lungo tempo, ho aderito a quella di stampo bulimico-materialista, secondo la quale il formaggino si deve suggere direttamente dalla carta d'alluminio. L’ho abbandonata quando sono stato reso edotto delle possibili complicanze tossiche e del rischio di ingurgitare l’etichetta - oltre che di contravvenirla. Ho quindi rimodellato il mio comportamento, rendendolo socialmente più accettabile. Ho cominciato a spalmare il formaggino sul pane seguendo il rituale che si rifà all’antropologia strutturale di Lévi-Strauss. In ogni caso, tutte le correnti filosofiche si sono sempre opposte alla tecnica di sciogliere il formaggino nella minestra – come molte madri suggestionate dalla pubblicità ingannevole solevano fare. Viene infatti a prodursi un liquame immondo (dalle mie parti detto pàuta) d’aspetto analogo a ciò che doveva essere il brodo primordiale e di sapore non dissimile da quello dell’acqua saponata.