Quer pasticciaccio brutto…dei ‘500 Giovani (schiavi) per la Cultura’

Creato il 27 dicembre 2013 da Filelleni
Tutto cominciò con il decreto legge denominato ‘Valore Cultura’ (DL 91/2013, convertito in legge 112/2013) denso di iniziative e di provvedimenti volti a dare risposte agli annosi ed irrisolti mali che affliggono il nostro immenso e maltrattato patrimonio culturale.  In particolare l’articolo 2, grazie  alla disponibilità di 2,5 milioni di euro per il 2014, ha istituito il programma straordinario chiamato ‘500 Giovani per la Cultura’, finalizzato all’inventariazione, alla catalogazione ed alla digitalizzazione dei beni archeologici e storico-artistici. Grandi erano le aspettative e le attese che, fin dall’estate, in tanti vi avevano riposto. Innegabili le buone intenzioni, che però, come tutti sanno, lastricano anche le vie dell’inferno. Basta dare un’occhiata alla pagina del MIBACT relativa al concorso per farsi, immediata, un’ idea der pasticciaccio … Il bando, che conosce due versioni, è uscito a puntate, con il contagocce: 7 dicembre (prima versione); 9 dicembre (allegato n. 1 rettificato rispetto al precedente per ovviare ad un errore di calcolo); 16 dicembre (seconda versione del bando contenente importanti modifiche ed allegato n. 2: “Si pubblica il decreto direttoriale 16 dicembre 2013, recante modificazioni e integrazioni al decreto direttoriale 6 dicembre 2013 e successive modificazioni, concernente l’avviso per la selezione di cinquecento giovani laureati da formare (…). Si pubblica, altresì, il testo del citato decreto direttoriale 6 dicembre 2013 e dei relativi allegati, coordinato con le modificazioni apportate dal decreto direttoriale 16 dicembre 2013”!!? ); 18 dicembre (allegato n. 3). Quale l’identikit dell’aspirante concorrente della prima versione del bando? Giovane (leggasi under 35 anni)  laureato o diplomato in archivistica (in entrambi i casi con il massimo dei voti) e certificata conoscenza superiore della lingua inglese (almeno B 2). Come è giusto, il merito innanzi tutto. E cosa offriva il Ministero a chi avesse vinto le selezioni (i posti sono contingentati per le singole regioni)? 30/35 ore lavorative alla settimana per 5.000 euro l’anno (al lordo degli oneri assicurativi) =416 euro al mese=3,50 euro l’ora. Non uno stipendio, ma una indennità di partecipazione. Niente rimborsi; niente ferie; niente tutela previdenziale (5000 euro l’anno sono la soglia di esenzione) e dopo 12 mesi tutti rigorosamente a casa senza alcun obbligo di assunzione da parte del MIBACT. Come premio di consolazione “un attestato di partecipazione valutabile ai fini di eventuali successive procedure selettive”. In altri termini: lavori gratis per me un anno intero ed in futuro, in caso di concorsi pubblici, avrai, forse, un titolo preferenziale. Ma su questo punto non c’è chiarezza. Lo stesso Ministro, Massimo Bray, nell’audizione del 28 novembre, a commissioni riunite, è arrivato infatti ad affermare l’esatto opposto. Alla fine del tirocinio i meritevoli “saranno immessi nei ruoli del ministero con il corrispondente profilo professionale”. Torna lo spettro della famigerata L. 285 del 1977; tornano i fantasmi degli ope legis? Ma come, si richiede tanto e si offre così poco? E non ad un diplomato che, a 16 anni,  si affaccia nel mondo del lavoro, ma magari ad un ultratrentenne laureato con il massimo dei voti, magari specializzato e pure addottorato che, con ogni probabilità, già conta esperienze, stages, tirocini. Subissato dalle critiche il Ministro ha dato ascolto alla piazza (soprattutto a quella digitale) ed ha provveduto a modificare il bando: da 110 a 100 il voto minimo per accedere; numerosissime le classi di laurea dalle quali possono provenire i concorrenti (con qualche comprensibile mal di pancia per la presenza di classi non coerenti con le competenze del Mibact ); eliminato l’obbligo della certificazione linguistica; le ore di formazione sono più che dimezzate (da 1400 a 600); per motivi di studio si può sospendere il tirocinio fino a 3 mesi  e fare fino a 15 giorni di assenza. Così come è formulato il bando, viene quasi da pensare che il Ministero intenda far fronte alle vistose carenze di organico ed al blocco del turn-over immettendo giovani qualificati, ma tirocinanti e precari. E, a fronte delle schiere di quarantenni già ultra-specializzati che, negli ultimi anni, hanno visto scemare i loro contratti da catalogatori è da chiedersi se abbia senso formarne di nuovi.  Si poteva puntare a reclutare solo i migliori, riducendo drasticamente il numero dei candidati,  dimezzandoli e consegnando loro uno stipendio, almeno per la durata di un anno. “In questo momento, come sapete, il Mibact, e insieme ad esso tutta la Pubblica Amministrazione, non può assumere personale (…)” Scrive il Ministro sul suo blog, e prosegue: “Sto facendo una battaglia sulla necessità di sbloccare il turnover e i concorsi da quando sono arrivato al Ministero e non intendo fermarmi (…). Nel frattempo abbiamo la possibilità di impegnare 2,5 milioni di euro in formazione: con il decreto “Valore Cultura” abbiamo pensato di dedicarli a 500 giovani, per offrire a neolaureati l’opportunità di una specializzazione che li portasse dentro il patrimonio culturale. La retribuzione adottata è quella prevista per i tirocini, non c’è stata nessuna volontà di sfruttare il lavoro dei giovani laureati bensì di offrire loro un’opportunità unica di formazione”. Non basta un nuovo bando; come non basta l’ispettore Ciccio Ingravallo a risolvere er pasticciaccio brutto … Al grido di 500 No al MIBACT  le associazioni di categoria ed i sindacati stanno  organizzando la manifestazione che, l’11 gennaio, sfilerà per le vie di Roma. Un dubbio terribile mi assale … Che, in fondo in fondo, avesse ragione la Fornero? Un po’ troppo choosy i nostri “giovani” laureati, specializzati, magari pure addottorati, ultratrentenni….

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