Il signor C. è lo stesso che una volta ha lasciato il fornello acceso e stava per far saltare in aria un intero condominio. Tutti ci siamo chiesti da dove venisse quella puzza di gas che aumentava sulle scale e negli spazi comuni di ora in ora, così quando abbiamo chiamato il pronto intervento hanno capito subito che non era una perdita in qualche tubo. Sono entrati dal balcone, lui era via per il weekend, hanno spento tutto, spalancato le finestre e ci siamo salvati per un pelo. Il signor C. è lo stesso che incrocio ogni mattina nel corsello tra i box ed è una maledizione, abbiamo gli stessi orari e io me ne accorgo prima di uscire nel corsello che c’è già lui fuori che armeggia con la serranda del box perché si accende la sigaretta ma non aspetta di essere all’aperto. Per lui il vano tra l’ascensore e l’uscita è già uno spazio esterno così sento la puzza di fumo e so che è passato lì da poco.
Il signor C. ha il box nella fila di fronte alla mia, quella con i garage grandi il doppio, e dentro ci tiene tre automobili. Parcheggia davanti l’utilitaria della moglie perché è così, le auto delle mogli non devono recare alle mogli nessun limite di utilizzo e devono essere comode da usare altrimenti le mogli si scocciano e le lasciano fuori così poi qualcuno le danneggia, ma a pensarci bene anche le mogli talvolta le danneggiano entrando o uscendo dai box. A fianco dell’utilitaria c’è una cinquecento nel senso dell’auto d’epoca, che il signor C. sfoggia nei fine settimana come tutti quelli che li superi alla domenica in autostrada sulle loro bianchine o sui cabrio del loro immaginario in bianco e nero, Gassman e Alberto Sordi e i guanti per avere maggior presa e la moglie con il foulard che la ripara dal vento, un baccano infernale e il terrore che si rompa un pezzo e l’auto d’epoca è da buttare via.
Dietro alle due piccole vetture il signor C. parcheggia il mezzo di famiglia, un gippone suv che è poi quello che usa quotidianamente. Avrete capito quindi com’è la logistica del box del signor C. e la conseguente procedura di movimentazione. Prima guida fuori l’utilitaria della moglie, se la moglie non è uscita prima di lui, e la mette da una parte con il motore acceso, quindi sposta la cinquecento e la mette dall’altra parte anch’essa con il motore acceso, quindi tira fuori il gippone suv e lo porta davanti alle altre due e, lasciando anche il gippone suv con il motore acceso, rimette nel box prima la cinquecento, che la moglie di certo non utilizzerà, e per ultima l’utilitaria, all’imbocco del garage. Il tutto con la sigaretta in bocca che, tutto sommato, con tre motori accesi, costituisce il minore dei danni da un punto di vista dell’impatto ambientale. Ma c’è un motivo per cui io non saluto mai il signor C. in quei frangenti, mentre aspetto che il corsello sia libero per portare fuori la mia, di automobile. Perché lui non mi saluta mai, e non lo fa perché è talmente preso a eseguire correttamente tutta quella sequenza di manovre che non può certo distrarsi. Poi alla fine chiude il portellone del garage, carica la racchetta da tennis e la sacca nel portabagagli del gippone suv, e prima di partire getta il mozzicone per terra.
A volte penso che ci sia in corso una sorta di guerra psicologica tra lui e la moglie, a causa della quale il signor C. fa tutto quello sbattimento, e chissà se l’episodio del fornello dimenticato acceso di cui sopra si è trattato davvero una dimenticanza. Altre volte però mi rendo conto di sopravvalutarlo, in realtà è solo un idiota come ce ne sono tanti altri. Ci sono quelli che spostano di continuo macchine fuori e dentro il box, ci sono quelli che notano cose così e le scrivono. Tutto qui.